Carlo Fenizi, regista e sceneggiatore pugliese: “I tramonti foggiani lasciano senza fiato”

Carlo Fenizi, regista e sceneggiatore pugliese: “I tramonti foggiani lasciano senza fiato”

18 Gennaio 2020 1 Di Cristiana Lenoci

Fa sempre bene sentire un giovane artista parlare della propria terra con amore e un pizzico di nostalgia. Carlo Fenizi è un regista e sceneggiatore pugliese, originario di Foggia, che ha accettato di raccontare un po’ di sé sulle pagine del nostro sito web che, fin dagli esordi, ha scelto di dare voce a chi, pur essendo lontano dalla Puglia, la porta sempre nel cuore.

Carlo è impegnato nella realizzazione di un film che uscirà prossimamente, e ci fa piacere intervistarlo per conoscere i suoi obiettivi professionali e il suo esordio nell’ambiente cinematografico.

R: Ciao Carlo. Sei nato a Foggia: com’è il rapporto con la tua città d’origine, a che età sei andato via? Che legame hai con la Puglia in generale?

CF: Foggia è una città difficile, ma per me bellissima, anche nella sua apparente decadenza, che intendo come un qualcosa di fascinoso e non necessariamente negativo. Difficile è il carattere dei suoi abitanti che, però, sono dotati di grande umanità e creatività. A volte un carattere difficile è un carattere forte. Il vento caldo dell’estate che caratterizza il Tavoliere mi riempie di energia vitale e i tramonti foggiani lasciano senza fiato in tutte le stagioni. Sono arrivato a Roma quando avevo diciotto anni e ci sono rimasto, con alcune parentesi in Spagna e in America Latina. Torno a Foggia spessissimo e molto volentieri. La Puglia è una regione magica e come tale è il mio universo di ispirazione, per questo motivo è stato e sarà il teatro della maggior parte delle mie storie.

R:   Essere   un   giovane   regista   oggi   in   Italia   cosa   significa   nello specifico?  Quali  sono  le principali  difficoltà  che hai riscontrato  in questa professione?

CF: A volte significa districarsi in una piccola giungla affollata, con determinazione, iniziativa e perseveranza. In generale, il cinema, inteso nell’accezione tradizionale di mezzo e luogo, traballa per via di nuovi canali di fruizione e le produzioni e distribuzioni tendono ad andare sul   sicuro,  cioè   a   investire  su   autori,  attori   e  storie   di   cui   si   ha   la   certezza   che   portino pubblico. Una nuova legge per il cinema, mirata a favorire alternative e novità per poter uscire   da   questo   stallo,   sarebbe   auspicabile.   Ci   sono   anche   piccole   grandi   realtà   che offrono   spazio   a   un   cinema   “giovane”   e   non   necessariamente   commerciale,   alla   sua diffusione e al suo “lancio”, anche se all’estero è molto più frequente che si investa sulle nuove   leve.   Ad   ogni   modo,   credo   nell’imprevedibilità   della   vita   e   della   storia,   nei   suoi equilibri ciclici, tutto può succedere.

R:  Hai già prodotto e realizzato quattro film. Dal 2018 hai anche messo su una casa di produzione cinematografica. Cosa è cambiato dagli esordi ad oggi? In cosa ritieni di essere cresciuto dal punto di vista professionale?

CF: I   miei   lungometraggi   precedenti   sono   stati   solo   un   allenamento,   alcuni   delle sperimentazioni, alcuni videoclip e corti in particolare sono stati delle esperienze riuscite e importanti.   Ciononostante   mi   ritengo   ancora   agli   esordi.   La   fondazione   della   società   di produzione   e   distribuzione   Tejo   con   la   mia   collaboratrice   storica,   Maria   Antonietta   Di Pietro, e la realizzazione del mio ultimo film, Istmo, rappresentano certamente un punto di svolta fondamentale in varie direzioni. In Istmo ho avuto la possibilità di confrontarmi con attori   importanti   e   dotati   di   talento   e   cuore,   Michele   Venitucci,   protagonista,   Caterina Shulha, Timothy Martin e la stella spagnola Antonia San Juan. C’è poi la partecipazione di altri  talenti  pugliesi sia  nella  troupe  che  nel  cast.  La  crescita  è  fisiologica,  che  produca buoni risultati o no; forse ho imparato (e sto imparando) a essere più cauto e ad ascoltare le esigenze della storia e ciò che la scena stessa ti chiede per rappresentare una storia, ma…la strada è lunga.​

R: Quali sono i registi e/o attori che, in qualche modo, ti hanno ispirato e che percepisci come modelli cui guardare?

CF: Sono sempre stato attratto dai registi che operano una messa in scena non troppo realista, dagli autori dal taglio grottesco e onirico. Amo in particolare la linea del realismo magico che ho approfondito nei miei studi (sia in letteratura che in cinema) e nella quale, sebbene sia anch’essa un’etichetta, mi riconosco. Transitando epoche e nazionalità differenti potrei citare:     Fellini,     Burton,     Almodovar,     Buñuel,     Sorrentino,     Iñarritu.     La     linea     filo documentaristica   e   iperrealista   non   è   nelle   mie   corde,   sia   come   spettatore   che   come regista, nonostante sia interessantissima e ricca di risorse espressive efficaci. Il realismo magico   mi   permette   di   osservare   e   rappresentare   la   realtà   con   uno   sguardo, paradossalmente, più lucido.

R: Quando   hai   sentito   che   fare   il   regista   era   la   tua   principale aspirazione?

CF: Da sempre, ero veramente molto piccolo e non ho mai avuto dubbi. Avevo presto intuito che   la   regia   non   rappresentasse   solo   “dirigere   i   lavori”,   ma   la   possibilità   di   creare   (nel senso   più   completo   del   termine)   storie,   vite,   dimensioni   parallele.   L’aspetto   che istintivamente mi appassionava era la certezza, attraverso il mezzo del cinema, di poter inventare o reinventare infinite realtà possibili.

R: Quali sono le doti che-secondo te- bisogna affinare per vivere serenamente in un settore così competitivo come quello del cinema?

CF: Con questa domanda si apre un labirinto di risposte. A caldo mi sento di citare le parole semplici e illuminanti di Lina Wertmuller all’ultima edizione dei premi Oscar: “pazienza e passione”.

Sicuramente saremo trai primi spettatori del prossimo film di Carlo Fenizi, che intanto ringraziamo per la bella intervista e per aver condiviso la sua interessante esperienza professionale.

CARLO FENIZI: BIO

Carlo Fenizi è     regista e sceneggiatore. Nasce a Foggia nel 1985. A Roma consegue la laurea triennale in Letteratura, Musica e Spettacolo, e la laurea specialistica in Letteratura e  Lingua,  Studi  Italiani  ed  Europei,  con  lode,  presso  la  facoltà  di  Lettere   e  Filosofia dell’Università  di  Roma  La  Sapienza.  A  Firenze  studia  regia  alla  scuola  di  cinema Immagina.  A  Cuba  si  specializza  in  direzione  degli  attori  e  nelle  tecniche  di  messa  in scena  presso  la  EICTV  (Escuela  Internacional  De  Cine  y  Televisión).  Consegue una seconda  laurea  magistrale  in  Interpretazione  e  Traduzione  in  lingua  spagnola  presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT). Nel 2008, in Spagna, scrive e dirige  il  primo  mediometraggio  La  luce  dell’ombra,  un  noir  sperimentale  dal  taglio grottesco coprodotto tra Italia e Spagna. Nel 2011 scrive e dirige Effetto Paradosso, un lungometraggio con Julieta Marocco e Cloris Brosca, prodotto e distribuito da Cpm Film e promosso dal Circuto D’autore di Apulia Film Commission. Nel 2013 è il regista del film Quando si muore…una commedia con Giacomo Rizzo, Francesco Paolantoni e Maurizio Mattioli,  per  il  mercato  televisivo  estero.  Viene  premiato  a  Milano  al  5th  International Social   Commitment   Award   2013   nella   sezione   giovani   talenti.   Nell’ambito dei cortometraggi, ha scritto e diretto nel 2015 Umbra, vincitore come miglior film fantastico al  White  Whale  Narrative  Festival  2017  (Usa)  e  di  altri  premi.  Ha  diretto  e  ideato videoclip  musicali  per  cantautori  italiani,  tra  questi,  il  video  di  Non  voglio andare  via, brano postumo e inedito di Giuni Russo, con la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta, premiato al Roma Videoclip 2017. Nel 2019 scrive e dirige Istmo, un film con Michele Venitucci e con la partecipazione straordinaria di Antonia San Juan. Il film sarà prodotto da Tejo, società di produzione che costituirà nel 2018 insieme al suo storico gruppo di lavoro. Mantiene parallelamente attività di docenza delle materie audiovisive, linguistiche e  storico- letterarie.  Da  sempre  incuriosito  dal  funzionamento delle  lingue,  si  è  formato nella didattica dell’italiano per stranieri e ha parallelamente studiato e approfondito le sue grandi passioni: la lingua e la linguistica spagnola, le loro applicazioni didattiche e la letteratura ispanoamericana.

www.carlofenizi.com

Si ringrazia per le foto Azzurra Primavera