Dorella Cianci, antichista e filologa pugliese: “La filosofia con i bambini è un metodo di ascolto, in cui si mette in gioco anche il Maestro”

Dorella Cianci, antichista e filologa pugliese: “La filosofia con i bambini è un metodo di ascolto, in cui si mette in gioco anche il Maestro”

16 Ottobre 2020 0 Di Cristiana Lenoci

Quando si parla di filosofia la maggior parte di noi pensa ad una pila di libri che raccontano di teorie, di filosofi avulsi dal tempo e dallo spazio in cui viviamo, di metodi lontani anni luce dalla società moderna. Ed invece mai come oggi una disciplina come la filosofia servirebbe a noi tutti per “rileggere” la realtà in modo più consapevole e fermo, senza condizionamenti e luoghi comuni.

Se poi i destinatari della filosofia sono i bambini e i ragazzi, ancora meglio. Innamorarsi delle idee di un filosofo è quanto di più bello e formativo possa esistere per uno studente curioso di apprendere e approfondire.

Proprio agli studenti è rivolto il progetto “Amica Sofia”, di cui ci parla in questa intervista un’appassionata filologa pugliese, originaria di Cerignola (Fg), che da anni promuove e diffonde questo nuovo strumento di formazione per gli studenti e per i docenti. Lei è Dorella Cianci, e vive da anni stabilmente a Roma. Di recente è stata protagonista di una recensione sul Corriere della sera per la sua poesia “filologica”.

Le abbiamo rivolto alcune domande e ne è venuta fuori una piacevole quanto interessante chiacchierata sulla filosofia e sul ruolo che questa può avere nella vita di tutti noi.

R: La filosofia rivolta ai più piccoli: da dove nasce quest’intuizione?

DC: Mi occupo da più di dieci anni di questo tema con il gruppo “Amica Sofia”, fondato da Livio Rossetti, grande esperto internazionale di Socrate all’Università di Perugia, oltre che autore delle Belles Lettres francesi. Da dove viene questo binomio? Da molto lontano, come dico ai miei studenti dell’Università Lumsa, qui a Roma. “Filosofia e bambini” è notoriamente, in ambito pedagogico e filosofico, un’intuizione di M. Lipman, filosofo statunitense, il quale ha avuto grandissimi allievi, per esempio Walter Omar Kohan, dell’Università di Rio, grande amico e per certi versi collega. Io, però, non ricondurrei tutto soltanto a Lipman o al cosiddetto metodo P4C, che pure ha notevoli esponenti in Italia, soprattutto presso l’università di Padova,  Marina Santi, ad esempio.

Per me “filosofia e bambini” è un tema che deve molto anche all’Italia e non lo dico certo per campanilismo, ma il nostro Paese ha avuto notevoli pedagogisti e maestri che hanno rivoluzionato il modo di guardare e di pensare il bambino: Maria Montessori in primis, ma poi Don Milani, Mario Lodi, Pina Montesarchio, Emma Castelnuovo, Franco Lorenzoni, e molti molti altri, anche molto giovani, come il lavoro dei Ludosofici a Milano o quello di Nicola Zippel a Roma con le scuole montessoriane.

Questo metodo radica le sue origini non solo nel dialogo socratico e nella maieutica, ma soprattutto nel modo in cui Socrate, primo dei veri maestri, ha prestato attenzione all’altro, in quanto altro, non solo come interlocutore. Non mi riferisco dunque solo al metodo dialogico, nel modo in cui banalmente viene sempre citato, perché in fondo Socrate, da grande intellettuale, trascinava l’interlocutore verso i sentieri della sua verità; la grandezza – mi perdonerete per questa semplificazione eccessiva- sta nell’aver creato un “tu”, dando valore a questo “tu” anche quando è un bambino, anche quando è un ragazzino schiavo. A che cosa mi riferisco?  Pensiamo ad esempio al dialogo raccontato da Platone, il Menone, dove il grande intellettuale di Atene “perde il suo tempo” con uno schiavetto (perché purtroppo esisteva la pratica atroce della schiavitù anche verso i minori, in Grecia). Filosofia e bambini è un modo di accostarsi al dialogo non per “produrre” una filosofia rimpicciolita (un Socrate o un Kant per bambini, come pure alcuni ottimi autori fanno…), ma per valorizzare un metodo che si basa sulla domanda, che marginalizza (senza renderla superflua), in classe, l’adultità del maestro, perché anche il maestro si mette in gioco, si pone in ascolto.

Perdere tempo”, alla maniera di Socrate, è una grande lezione pedagogica di ascolto dell’altro ed è quasi un valore nell’accostare questa cosiddetta filosofia ai bambini e ai ragazzi. Per me i modelli son stati tanti in quest’ approccio metodologico, perfino le strisce di Mafalda di Quino, perché Mafalda è una bambina irriverente che prende “a martellate” le ideologie stanche e vecchie degli adulti. E poi ho guardato a mia madre, al rapporto con le sue classi avuto in quarant’anni di insegnamento a Cerignola…Lei è certamente un esempio concreto, infatti ho dedicato il mio libro “Partorire con la testa” (Marsilio)  a mia madre, a mio padre e alla madre di mia madre. E’ importante dirla in questo modo, anche per recuperare il discorso delle proprie radici e della propria generatività, perché il partorire non è solo un fatto biologico, ma una condizione intellettuale che gli insegnanti conoscono bene. Dialogare è partorire.

Il discorso è lunghissimo su questo tema e ho la fortuna di affrontarlo ogni anno nel mio corso laboratoriale proprio sulla Filosofia dell’Educazione e i bambini nel Dipartimento di Scienze Umane in Lumsa.

R: Amica Sofia, una realtà in cui la Filosofia entra come protagonista nella vita quotidiana. Come è organizzata questa “scuola”/ comunità?

DC: Noi entriamo nella quotidianità scolastica attraverso tutti gli insegnanti che ci seguono e si abbonano all’associazione attraverso il sito (www.amicasofia.it); oppure attraverso i docenti che frequentano i nostri corsi, la nostra scuola di formazione, che si svolgerà la prossima settimana, attraverso i convegni promossi, ma soprattutto attraverso la rivista “Amica Sofia”, che dirigo e che ha nella sua redazione docenti e dirigenti scolastici di gran livello: il presidente del gruppo, Massimo Iiritano, ma anche Luna Renda, Lara Caccia, Valentina Giugliano e altri. Questa rivista ora è edita da Rubbettino, un grande editore nazionale del Sud, che ringrazio per la sua vicinanza e lungimiranza. Con la rivista e con un libro in uscita per Erickson (Pensare da bambini) siamo stati vicini, gratuitamente, nel lockdown non solo ai bambini, ma anche alla formazione degli insegnanti, attraverso i nostri corsi di “Filosofia per tempi sospesi”. In rivista (e in parte nel saggio citato) abbiamo raccolto i pensieri dei bambini dalla quarantena, andando in luoghi anche molto difficili, fra quelli molto colpiti dal contagio.

R: Dorella, ci racconteresti la tua passione per il mondo antico, ma sempre attuale? Quali punti di riferimento hai avuto?

DC: Il mondo greco, il suo mito, la sua letteratura, la sua filosofia, sono “casa”, “identità”, “origine” per me. In questi giorni, sulla rubrica che curo per il gruppo del Mattino e per il direttore Blasotta, recensivo un libro di Paola Mastrocola, ricordando anche che il mondo greco ci ha insegnato tanti modi di vivere, per esempio ci ha raccontato che nascondere vuol dire tutelare; ci ha raccontato anche che non si celano solo le cose scandalose, ma soprattutto le cose preziose. Calipso, la “nasconditrice” di Pascoli, nascondeva il suo amore per protezione. Allo stesso modo abbiamo il dovere di “nascondere” per tutelare il nostro corpo, la nostra salute. Non di certo per pessimismo o per timore, ma per amore di una delle cose più preziose che abbiamo e per il rispetto di chi ogni giorno ha delle sofferenze fisiche, di qualunque derivazione. Parlavamo del mondo greco e ora stiamo parlando della pandemia: che vuol dire questo? Che il mondo antico, greco e latino, sono la chiave interpretativa della realtà, anche di quella contemporanea, anche dell’ultim’ora, per dirla in maniera giornalistica.

Questo amore non deriva così tanto dagli anni del liceo, ma dalla famiglia, da uno zio sacerdote colto e amante della traduzione; e poi deriva dalla grande lezione universitaria ricevuta dal grecista Francesco De Martino, della scuola barese di Carlo Ferdinando Russo, che ci ha regalato intellettuali come Luciano Canfora. E poi ho avuto altri punti di riferimento, per esempio Giulio Guidorizzi, che mi ha accompagnata per un tratto di strada; Walter Lapini, che è un punto di riferimento nell’Accademia genovese oltre che un ottimo traduttore per l’Inda di Siracusa, che amo. Non solo. Ho avuto molti punti di riferimento: la fiducia e gli scritti di Cesare De Michelis; i dialoghi con Umberto Eco e Agnes Heller; il cattolicesimo con cui sono cresciuta, grazie a grandi esempi di famiglia, i libri platonici di Franco Trabattoni, la fiducia di Francesca Di Giacomo della Marsilio editori, la grande palestra del Sole 24 Ore, l’amicizia di Predrag Matvejevic e la figura di Eva Cantarella (esempio di donna intellettuale innamorata dell’antico, ma anche della solidarietà e del progresso femminile). E poi i maestri incontrati a Roma, in Lumsa.

R: Qual è l’approccio ideale per avvicinare i bambini alla filosofia?

DC: Non esiste l’approccio ideale: ammiro tutti coloro che sanno ascoltare, che esercitano l’empatia col mondo dei più piccoli, che valutano i parametri del mondo senza dimenticarsi di esser stati bambini. Siamo dei bambini per tutta la vita, anche se perdiamo quella forma e quell’immagine per sempre. Mi fa molto effetto riguardare le foto di bambini della mia famiglia e pensare che non rivedrò mai più quelle facce che amavo, semplicemente perché dal bozzolo è uscita la farfalla. Questa è anche filosofia per me! Le pratiche filosofiche sono un esercizio terapeutico, un allenamento del pensiero da utilizzare anche in classe, per imparare a sostare nelle domande, senza la fretta della risposta, che ci chiude al mondo e ci rende saccenti. Io qui sto dando delle risposte per l’intervista, di cui ti ringrazio, ma pur avendo 36 anni sento di avere in me le domande di quando ne avevo quindici.

Quelle sono le domande fondamentali, che poi perdiamo. Infantilismo? Boh! Di certo mi piace conservare uno sguardo poetico sulla realtà e la poesia è possibile non quando come ebeti si sorride sempre, ma quando si vive senza il tronfio atteggiamento della risposta. Non fraintendermi: io non credo nell’ 1 vale 1, anzi sostengo fermamente, da principiante della Ricerca, le competenze. Lo diceva anche Platone, in un certo senso. Se la casa sta  crollando vai dal muratore, se le scarpe si sgualciscono cerchi un ciabattino. Le competenze sono tante, ma hanno bisogno di fatica e di esercizio.

R: I miti e i grandi nomi della filosofia come modelli di vita anche oggi: cosa ne pensi al riguardo?

DC: Accennando ai miei maestri credo di aver detto anche che cosa rappresentano certi intellettuali per la società, che però è composta di tanti miti, spesso falsi miti. Prendiamo la tecnologia, così di moda nello smart working: non può definirsi un falso mito, perché ha mostrato tutta la sua grandezza nell’avvicinare persone e conoscenza. La tv spesso è uno pseudo mito, tranne quando è informativa o di intrattenimento sensato.

La stampa invece (cartacea o digitale) è un mito intramontabile, perché non è solo ultim’ora o scoop, ma approfondimento, riflessione (basti pensare agli inserti culturali, alle rubriche di Gramellini, alle riflessioni di Massimo Franco, ai contributi socio culturali di Saviano, di Recalcati, di Bonazzi, di Telmo Pievani, di Nadia Urbinati e tanti altri). Il mito, sia antico che contemporaneo, è quella parte di dna culturale immodificabile dalla linea della Storia (perché è eterno), ma manipolabile per via del suo legame con l’antropologia. La lezione di Joseph Campbell è intramontabile in questo senso, anzi vi invito a leggere i suoi saggi, così come invito a leggere più saggistica per leggere anche i nostri tempi strani.

Note bio-bibliografiche

Dorella Cianci  antichista e filologa, con un dottorato in storia dell’educazione, attualmente è assegnista di ricerca in storia della filosofia medievale presso l’Università LUMSA di Roma, dove insegna anche filosofia con i bambini e si occupa del laboratorio di storia dell’educazione. Ha collaborato con alcuni quotidiani, fra cui «l’Unità», «la Repubblica», «la Lettura» del «Corriere della Sera», in particolare come traduttrice. Ha lavorato per diversi anni alle pagine culturali del «Sole 24 Ore». E’ responsabile della rivista Amica Sofia (Rubbettino). Tra le sue pubblicazioni, Corpi di parole (2014) e Il teatro di Dioniso (2018), Partorire con la testa (2019), Pensare da bambini (in collaborazione con Massimo Iiritano, 2020). Attualmente collabora con il gruppo editoriale del «Il Mattino», in particolare per Puglia e Basilicata, dove cura una rubrica su Ricerca e Università oltre che report sulle anti- democrazie nel mondo (si segnala il suo intervento sul Brasile  per la Fondazione Feltrinelli).

 

Quali luoghi per la Filosofia?

Scuola Nazionale di Formazione in Filosofia con i bambini e i ragazzi

22-23 Ottobre su piattaforma meet

La partecipazione è gratuita per studenti liceali e/o universitari

Organizzato da ASSOCIAZIONE per la RICERCA e la PROMOZIONE delle PRATICHE di FILOSOFIA DIALOGICA nella SCUOLA e nella SOCIETA’ http://www.amicasofia.it

Programma

GIOVEDI’ 22 ottobre | dalle ore 15 alle ore 19

I sessione

In apertura Premiazione dei vincitori del Premio Mario Lodi 2020

E’ prevista la partecipazione della viceministra Anna Ascani e dello scrittore Michele D’Ignazio, presidente di giuria. Introduce Luna Renda, responsabile nazionale della formazione di Amica Sofia

Intervengono: Mirella Napodano, referente del comitato scientifico di Amica Sofia

Giuseppe Limone, docente di Filosofia del diritto all’Università di Salerno

Clementina Gily, docente di Estetica Università Federico II di Napoli, direttrice OSCOM

Andrea Tagliapietra, Università Vita e Salute San Raffaele di Milano

Modera Massimo Iiritano, Presidente Amica Sofia

VENERDI’ 23 ottobre | dalle ore 15 alle ore 19

II sessione

In apertura, Sophia Gerber (Università di Berlino) proporrà alcuni percorsi laboratoriali sul tema.

introduce Dorella Cianci, Università LUMSA / direttrice Amica Sofia Magazine

intervengono: Walter Kohan, Nicola Zippel, Silvia Demozzi, Luca Zanetti, Ilaria Rodella

Modera Valentina Giugliano

Presentazione del volume edito da Erickson “Pensare da bambini. La sfida di Amica Sofia”, a cura di Massimo Iiritano e Dorella Cianci

La scelta del tema, Quali luoghi per la filosofia, come quasi sempre avviene nel percorso di Amica Sofia, deriva da una riflessione sviluppata a margine della precedente scuola di formazione, tenutasi a Camini in Calabria. A partire dalla riflessione su “La filosofia come luogo dell’accoglienza”, ci è sembrato necessario tentare un percorso a ritroso, sostare “in pensiero” e interrogarci sul presupposto fondamentale del nostro discorso: La filosofia può essere un luogo?

Così, stimolati dall’emergenza trascorsa e purtroppo ancora non conclusa, ci è parso particolarmente attuale porci l’interrogativo di quali luoghi per la filosofia, proprio nel momento in cui è sempre più difficile abitare dialogicamente un luogo che non sia virtuale o opportunamente “igienizzato” e “distanziato”.

A partire da questi che ci sembrano oggi interrogativi particolarmente sentiti, dai quali partiremo per confrontarci, a conclusione del forum online tenuto nei mesi scorsi in collaborazione con Filò, sui diversi approcci metodi e “non metodi” per fare filosofia con i bambini e i ragazzi.

Amica Sofia

Per l’iscrizione compila il seguente modulo: https://forms.gle/2udxpaExxwo2R7ry8

La partecipazione è gratuita per gli studenti liceali e/o universitari, per gli altri il costo è di 50 euro.

Per l’iscrizione compila il seguente modulo: https://forms.gle/2udxpaExxwo2R7ry8

Agli iscritti verrà poi inviato il link per la partecipazione su meet.

Al termine sarà inviato regolare attestato valido ai fini della formazione in servizio del personale docente.