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Luciano Castelluccia torna con un nuovo monologo gastronomico sull’Olio di Puglia

Luciano Castelluccia torna con un nuovo monologo gastronomico sull’Olio di Puglia

3 Novembre 2021 0 Di Cristiana Lenoci

Dopo il live show “L’acquasala salverà il mondo”, la performance musicale e gastronomica che ha guidato gli spettatori alla scoperta della cultura garganica, il Reverendo del Podolicesimo Garganico, Luciano Castelluccia, propone un monologo che parla di alberi, di ulivo e di olio.

Si chiama “Nel nome del Pane, dell’Olio, dello Spirito Santo”, ed è la narrazione dell’infanzia di un uomo, oggi diventato maturo. Proprio come le olive, pronte per essere raccolte.

E’ un vero e proprio “aperitivo narrato” in cui, tra un racconto e l’altro, il pubblico presente potrà degustare quanto preparato.

“Il nuovo spettacolo – spiega Luciano Castelluccia – è una cena con uno spazio per la dimensione intima del racconto ravvicinato, ma dove acquista peso anche la convenzione della tavola, dell’essere seduti insieme ad altre persone, in un luogo, a consumare un pasto, con tutti i precetti sociali che la cena porta con sé”.

Nel nome del Pane, dell’Olio, dello Spirito Santo nasce soprattutto dall’idea che la cultura, in primis quella del cibo, debba tornare a promuovere pratiche sociali di connessione fra le persone, dando una dimensione culturale ai luoghi di ritrovo, come può essere, appunto, la tavola.

Si può raccontare la storia di un territorio in tanti modi, utilizzando i tradizionali strumenti della musica, del canto, del ballo. A questi si può affiancare la degustazione di eccellenze gastronomiche che rendono quel territorio immediatamente riconoscibile dagli altri. Quando tutto questo viene fatto con professionalità, cuore, amore per la propria terra, uno spettacolo del genere non può che toccare le corde più intime di ogni spettatore.

Luciano Castelluccia, da 21 anni direttore artistico del Carpino Folk Festival (rassegna della musica popolare e delle sue contaminazioni), ha raccontato tempo fa alla nostra redazione come nascono le sue performance artistiche che si fanno portavoce dell’immenso patrimonio culturale garganico, attraverso la ricerca, la musica, l’enogastronomia e l’aggregazione sociale.

 R: Ciao, Luciano. Sei un artista poliedrico che però-a quanto pare- non perde mai di vista l’obiettivo principale: valorizzare, promuovere ed omaggiare la Puglia e le sue eccellenze gastronomiche. La tua è una forma di promozione del territorio moderna e innovativa: come definiresti la tua arte, utilizzando tre sostantivi diversi?

LC: Innovazione, promozione e diffusione. Il percorso di creazione dello spettacolo, pone le sue radici nella volontà di portare innovazione al processo di sponsorizzazione e diffusione di prodotti tipici pugliesi in Italia e in Europa, facendo leva sull’immenso patrimonio artistico e gastronomico del nostro Paese.

R: Il Carpino Folk Festival è stato per anni un evento cult pugliese: come mai si è fermato?

LC: Il Culturale Carpino Folk Festival: – il festival della musica popolare e delle sue contaminazioni- si è fermato nel 2018. Dopo 23 anni consecutivi i volontari dell’Associazione Culturale Carpino Folk Festival hanno deciso di fermarsi. Il Festival non chiude, ma fa una pausa.

I motivi? Troppo rischioso per dei volontari. Fare un festival è qualcosa di stupendo ma, se lo si vuole fare bene, comporta l’assunzione di molte responsabilità. Lo abbiamo fatto a malincuore ma non potevamo più permettercelo. È necessario, dunque, fermarsi e trovare nuovi stimoli e soluzioni.

R: Il Gargano è un territorio splendido, ma- come l’intera Puglia- è anche ricco di tante contraddizioni e “nodi” da sciogliere. Cosa ne pensi al riguardo? Nelle tue performances riesci a stimolare una riflessione sulle potenzialità spesso inespresse di questa zona della Puglia?

LC: Anni fa definii la Vacca podolica, “anarchica” proprio come tutti i Garganici Pugliesi. L’antropizzazione del territorio del Gargano ha origini antiche, risalenti al paleolitico. La popolazione dei Dauni è indissolubilmente legata a queste terre e le tracce sono tangibili: le stele funerarie, che negli anni sono state rinvenute nell’area, testimoniano il loro passaggio. Il Gargano fu meta anche di altre popolazioni che, lasciando prove del loro passaggio, hanno contribuito ad accrescere la storia e le tradizioni dell’area: la Puglia fu infatti dominata dai Romani e da altri popoli quali Bizantini, Saraceni, Normanni, Angioini e Aragonesi. Sono, quasi certo di affermare che ogni territorio, ancora tutt’oggi,  conservi un legame stretto con le popolazioni passate.

Nelle mie performance racconto un modo d’essere e di quella profonda, ingovernabile paura antica, di chi sa che non rientrare al solito orario non è mai una leggerezza ma può̀ essere solo che non è andata come sarebbe dovuta andare! Attraverso il connubio tra cibo e cultura racconta il bello, il brutto, ed ancora, il buono, il calore, il colore, il sapore, l’odore, il senso meno scontato dell’amore. Un percorso etnico, musicale e gastronomico sorprendente, mai scontato, fatto di colorate istantanee, senza un inizio ed una fine definiti, un continuo sconvolgente movimento che mai lascia spazio al caso!

R: Le tue performances hanno un “quid” di “rivoluzionario”?

LC: Creare comunità nelle comunità, mettere insieme le anime buone della società̀, condividere un tozzo di pane, un calice di vino, lasciarsi andare all’armonia della condivisione, imparare cose nuove e concedersi alla gratitudine di un abbraccio spontaneo. Tutti sono i benvenuti a prender parte a questo viaggio mistico. L’arte rivoluzionaria della lentezza.

Siamo curiosi di conoscere e “assaggiare” con tutti i sensi il nuovo spettacolo del “podolico” artista Luciano Castelluccia.

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