Lorenzo Scaraggi: Madre Nostra, il documentario sulla Rinascita

Lorenzo Scaraggi: Madre Nostra, il documentario sulla Rinascita

10 Novembre 2019 0 Di Cristiana Lenoci

Un video-reporter on the road: Lorenzo Scaraggi, giornalista e regista pugliese, è sempre in cammino. Il suo è un percorso artistico e professionale, ma anche intimistico ed esperienziale. A bordo del suo mitico Vostok100k ascolta storie, raccoglie emozioni, incontra persone che lo fanno entrare nella loro vita, si fa un’idea del mondo che poi traduce magistralmente in immagini.

L’ultima “creatura” di Lorenzo è Il documentario “Madre Nostra”, prodotto da Apulia Film Commission e FONDAZIONE CON IL SUD attraverso il Social Film Fund Con il Sud.

Madre Nostra racconta storie di Rinascita, ed è un inno alla vita. La Terra è la madre generosa che accoglie tutti nel suo grembo, anche chi ha sbagliato o ha deviato dalla “retta via”. E’ un documentario che emoziona, che esalta piccole realtà sociali spesso lasciate nell’ombra, che dà voce a chi non ne ha perché “ha avuto un passato difficile”.

Il documentario ha destato interesse e curiosità: è stato selezionato per la fase finale dell’Italian Film Festival di Cardiff.  Poi martedì 19 Novembre alle 17.00 sarà proiettato in anteprima pubblica al Cineporto di Bari.

Abbiamo raggiunto Lorenzo Scaraggi per entrare nel vivo del suo lavoro di regista e autore di “Madre Nostra”.

R: Ciao Lorenzo. Cosa pensavi mentre le persone intervistate ti raccontavano le loro storie di “rinascita”? 

LS: Si è trattato di un lavoro intenso, molto. Più che pensare parlerei di “sentire”. Ho un approccio molto reportagistico ai miei lavori, cerco sempre di diventare parte di quello che sto raccontando, cerco di entrare in empatia con la persona che ho davanti a me. E’ un continuo scambio di energie perchè la persona che hai davanti a te, davanti alla telecamera, si sta fidando di te e al tempo stesso si sta donando e tu non puoi restare inerme.

C’è una tempesta di emozioni che si agita dentro. Il tuo scopo è quello di cogliere il meglio che puoi ma al tempo stesso devi essere una sponda emotiva per le parole, i sentimenti, le emozioni che la persona davanti a te ti sta donando. Io generalmente non preparo le mie interviste. Entro prima in contatto, passo del tempo con la persona che mi accingo a intervistare, cerco di comprendere il suo pensiero, il suo modo di sentire le cose e quando poi accendo la videocamera cerco semplicemente di chiacchierare, seguendo uno schema mentale che cambia ad ogni parola, ad ogni virgola, ad ogni esitazione o ad ogni esternazione profonda.

R: Che cosa hanno in comune le realtà dei beni confiscati alla mafia che hai visitato per realizzare il documentario? 

LS: Ogni realtà, cooperativa, individuo che decide di gestire un bene confiscato alla mafia lo fa perchè sente una sorta di missione dentro di sè. E’ lo spirito che spinge questa gente ad accomunare ogni realtà che ho attraversato. E’ gente che ci crede,  gente che non china la testa davanti alle ingiustizie e crede che il mondo si cambia con le buone pratiche, con il sacrificio, con l’ostinazione di rendere un posto migliore. La redenzione dei luoghi passa attraverso la prepotente consapevolezza dell’importanza di quello che si sta facendo.

R: “Madre nostra” è un progetto che si incentra sul valore della Terra e sull’importanza del Viaggio. Cosa rappresentano per te questi due elementi? 

LS: Vivo il viaggio come un modo di essere, di vivere, di respirare. Quando sono in viaggio mi sento particolarmente ricettivo: è come se i miei sensi fossero amplificati. Considero il viaggio il mio stato naturale, quello più spontaneo. Sono una persona estremamente curiosa e quando viaggio appago completamente la mia curiosità. Generalmente viaggio senza programmare la strada. Lascio che la strada mi porti. E quando sono in viaggio ogni incontro diventa motivo di indagine, ad ogni curva uno stimolo per imparare, conoscere qualcosa di nuovo. La terra fa parte degli elementi su cui ho fatto ricerca.

Ho raccontato molte storie legate agli uomini che scelgono il ritorno alla terra o che grazie alla terra vivono, o sopravvivono. Ho cercato storie legate alla storia di certi luoghi, di alcune tradizioni, di alcune colture e culture. Poi, del resto, sono un giornalista: indagare, cercare spiegazioni, conoscere fa parte della parte più profonda del mio modo di interagire con il mondo che mi circonda.

R: Madre Nostra riporta ad un significato ancestrale e religioso, alla Madonna. Perché questo riferimento per il titolo del documentario? C’è un motivo particolare che ti ha spinto a scegliere questo titolo? 

LS: Non si tratta essenzialmente della Madonna. La madre nostra a cui faccio riferimento potrebbe essere la Grande Madre, Cerere, Gea. La Madre a cui faccio riferimento ha una connotazione prettamente femminile. E’ lo spirito della terra, la madre che ci alimenta, un riferimento alle religioni femminili ancestrali. Nel documentario poi si capisce il perchè Madre Nostra sia contrapposto a Padre Nostro. E poi Madre Nostra è qualcosa di positivo che può somigliare per assonanza a Cos Nostra ma ne è diametralmente all’opposto.

R: Puglia e beni confiscati alla mafia: quanto sono conosciuti questi luoghi e le storie di chi li vive ogni giorno?

LS: Pochissimo. Si pensa alla mafia come a qualcosa di lontano, intangibile, qualcosa che si sente solo ai TG o si vede nei film ma la mafia, l’associazione mafiosa, è tra noi. Gli affari della mafia, i capitali, le operazioni economiche ci toccano più di quanto possiamo immaginare. Si tratta di un mondo parallelo che spesso fa affari grazie a noi.  Le terre confiscate a Valenzano, per esempio, sarebbero diventate una cittadella dello studente, con 500 appartamenti. Se la magistratura non avesse bloccato tutto adesso duemila studenti vivrebbero facendo fare affari alla mafia. E’ la banalità del non visto, del non conosciuto, di quello che ci tocca ma di cui non ne percepiamo l’essenza. Ancor meno si conoscono le storie di quelli che gestiscono quelle terre, una volta confiscate. Non si sa quasi nulla. Non se ne parlerà mai abbastanza.

R: Qual è il messaggio che vuoi mandare attraverso questo documentario?

LS: Il documentario parla di redenzione. Della redenzione che la terra, l’agricoltura, possono donare a uomini e luoghi. Sono storie forti ma che hanno risvolti positivi proprio perchè i protagonisti ci mettono impegno, passione, dedizione in quello che fanno. Sono storie positive perchè nel momento in cui decidi di metterti in cammino, sacrificando la tua vita o cercando di trasformarla in qualcosa di positivo, stai già vincendo.

E noi chiudiamo con la frase di Giuseppe Mennuni, una delle persone intervistate da Lorenzo in questo documentario sulla rinascita: “se vuoi cambiare la tua vita, la cambi”.

Cenni sull’autore:
Lorenzo Scaraggi, 43 anni di Bitonto (Bari), è un giornalista, fotografo e videomaker, ma prima ancora un viaggiatore alla ricerca di storie da raccontare. Laureato in Lettere a Bari, ha affrontato poco più che ventenne i primi viaggi da fotoreporter free lance in Medio Oriente, documentando le guerre in Iraq e nella Striscia di Gaza. Autore di reportage
nella Ex Jugoslavia e in Cina, ha collaborato con “La Repubblica” raccontando storie di provincia in mini documentari e insegnato Digitalizzazione dei beni culturali immateriali in un corso di alta formazione presso l’Università di Bari. Nel 2016, alle soglie dei 40 anni, ha raccolto 7.500 euro di donazioni dai 5mila follower della pagina Facebook (di allora, oggi sono oltre 20mila) per realizzare il suo progetto: acquistare un camper del 1982 e girare l’Europa per raccontare storie; lo ha ribattezzato Vostok100k, ispirandosi alla navicella di Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio. In quattro mesi a bordo della sua redazione mobile, Scaraggi ha visitato 23 Stati percorrendo oltre 20mila chilometri: ne sono nati 20 documentari pubblicati su Repubblica.it.
Fra i vari viaggi degli ultimi anni, 5mila chilometri in camper per scoprire gli itinerari culturali del Sud Italia, 10mila chilometri per arrivare da Bari a Capo Nord, altrettanti per arrivare in Cappadocia, 2.500 per il periplo della Sicilia, oltre a itinerari a piedi, in auto e in autostop fra Malta, Marocco e Grecia. Nel 2018 ha percorso 7mila chilometri di coste italiane in 70 giorni, sulle orme de “La lunga strada di sabbia” di Pier Paolo Pasolini, realizzando 200 video e raccontando i suoi incontri a Radio2 Summer Club, programma condotto da Mauro Casciari
sulle Frequenze di Radio Rai 2. L’ultimo viaggio realizzato con il suo Vostok100k è quello nelle campagne pugliesi da cui è nato “Madre nostra”. I lavori di Scaraggi sono documentati sui portali http://www.vostok100k.com, www.lorenzoscaraggi.it e sui social network.

 

http://www.socialfilmfundconilsud.it

http://www.apuliafilmcommission.it/?p=44224

Pagina Facebook: Lorenzo Scaraggi- Vostok100k

Documentario Madre Nostra- TGR Puglia 8 Novembre 2019 (Video)