Pietro Spina, ambasciatore pugliese della burrata: “Da casaro ad influencer, vi racconto la mia storia”

Pietro Spina, ambasciatore pugliese della burrata: “Da casaro ad influencer, vi racconto la mia storia”

23 Gennaio 2021 0 Di Cristiana Lenoci

Di fronte a certe storie made in Puglia si resta attoniti: quella di Pietro Spina, cheesemaker salentino, ci ha particolarmente colpito ed emozionato. E’ il racconto di un giovane che oggi, nel guardare al passato pensando al futuro, si lascia andare ai ricordi e dice: “Devo ringraziare mio padre perché è stato severo con me”.

Di un pugliese che ha avuto l’onore di portare la tradizione casearia all’estero e di insegnarla ad altri giovani che volevano conoscerla. Di una persona che ama quello che fa, ed è orgogliosa di ripercorrere gli esordi di un’attività che lo lega profondamente ad alcune persone in particolare, come la nonna ed alcuni amici “fraterni”.

La nostra intervista è viva, ricca di altalene tra presente e passato, con picchi di emozione reciproca. Una testimonianza concreta, che sa di Puglia, dei suoi saperi e dei suoi sapori più autentici.

R: Ci racconti gli esordi della professione di cheese-maker?

PS: Mio padre lavora da 30 anni nel settore caseario. Ho vissuto l’ infanzia e l’adolescenza annusando i profumi e gli odori che lui portava quando tornava a casa. Quando ero piccolo odiavo l’idea di andare con lui in masseria, il caseificio dove svolgeva la sua attività di “casaro”. Da bambino vivace e pestifero quale ero, assistere mio padre durante la produzione di burrata e mozzarella mi sembrava una punizione a tutti gli effetti. Durante le vacanze estive, quando finiva la scuola, mio padre preferiva portarmi con sé, ero una peste e lui poteva tenermi sotto controllo mentre scorrazzavo in bicicletta o mi dedicavo ad altre spericolate attività.

Capitava spesso, però, che facevo arrabbiare mio padre e lui mi dava degli impieghi da fare per punirmi. In quegli anni mai avrei immaginato che quel lavoro, un giorno, sarebbe diventato il mio. Poi, una volta terminata la scuola, mio padre non voleva che stessi a casa senza far nulla e così ho cominciato a lavorare con lui, che era molto severo. Quando non riuscivo a capire qualcosa mi dava qualche scappellotto, lo ricordo ancora, ma devo dire grazie a lui se adesso sono arrivato a questi livelli nella mia attività.

Sempre a lui, mio padre, devo il mio ingresso nel settore. Mi chiese infatti di coprire una data scoperta di un matrimonio in cui fare uno show cooking di realizzazione di prodotti caseari. Quel giorno è stato terribile per me, ero molto imbarazzato ed anche parecchio inesperto. Non sapevo come muovermi e come approcciare con le persone.

Dopo qualche tempo, però, devo dire che ho cominciato ad appassionarmi al lavoro, e a dare valore a ciò che mio padre mi aveva insegnato. Ho quindi acquistato, con un piccolo investimento, tutti gli strumenti necessari per svolgere show-cooking in autonomia e mi sono avviato nell’attività con grande entusiasmo.

La creatività è molto importante nel mio lavoro: con il tempo ho voluto sperimentare diverse ricette, e de vo dire che nella maggior parte dei casi i riscontri sono positivi. Nei miei show-cooking non propongo soltanto semplici nodini, ma bocconcini ripieni di mandorla tostata o fesa di tacchino, o ancora decorati con glassa in superficie. Mi piace aggiungere quel tocco di originalità che possa farmi ricordare dalle persone attraverso nuove esperienze di gusto.

R: La promozione del territorio si basa soprattutto sui prodotti tipici locali. Qual è i target di riferimento della tua clientela?

PS: Ho cominciato a farmi conoscere nella zona di Brindisi, Salento e Taranto. Devo dire che in molti mi hanno sempre sostenuto, sia in famiglia che tra gli amici. Proprio uno di questi, che è chef, un giorno preparando la carbonara mi ha fatto balenare l’idea di metterla nella burrata! Devo dire che l’unione (non usuale) tra l’involucro della burrata e la carbonara fumante ha conquistato davvero tante persone, che si sono complimentate per la “trovata”.

Poi sono arrivate anche la “Burrata Pan di Stelle” con mousse di ricotta e ricoperta di cacao e la Burra-Cime di rape, che lega due sapori tipicamente pugliesi conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Di recente c’è anche una new entry molto particolare, che è la Filiata Salentina. Nata dalla richiesta di un follower, questa specialità campana è stata personalizzata con un riempimento di polpette al sugo. Una goduria!

R: Oggi va di moda mostrare il cibo nella sua particolarità e bellezza, e tu in questo riesci molto bene. Molti, però, mettono in evidenza i cibi senza raccontarne la storia. Cosa ne pensi al riguardo?

PS: In base alla mia esperienza, devo dire che il target della mia clientela è cresciuto proprio grazie allo sviluppo dei social network. Questi strumenti telematici mi hanno aiutato a farmi conoscere e apprezzare anche al Nord Italia e all’estero. Dietro ogni mia ricetta c’è la storia della mia famiglia: di mio padre, di mia nonna, degli amici di una vita che mi supportano da sempre.

R: Ti va di raccontarci un episodio/aneddoto che si riferisce alla tua attività?

PS: Sicuramente uno dei momenti più belli della mia professione sino ad ora è legato al periodo trascorso in Brasile. Qui, presso l’Accademia di Gastronomia, ho avuto modo di insegnare la burrata ad alcuni giovani. Quando ho ricevuto la proposta di partire ero molto perplesso e intimorito, perché non avevo mai avuto esperienze all’estero. Ma poi ho pensato che dovevo sfruttare l’occasione, e sono andato ad insegnare i prodotti caseari pugliesi in questa scuola di gastronomia con annesso caseificio.

Altro aneddoto molto bello che ricordo con grande emozione è la Giornata dedicata alla cucina italiana nel mondo, che si è tenuta presso l’Ambasciata italiana a Brasilia. Onorato dell’invito, ho spiegato ad una platea di diversi ambasciatori del mondo come si prepara una burrata pugliese. Ho ricevuto tanti complimenti e questo mi ha riempito il cuore di gioia. Insegnare e tramandare le nostre tradizioni all’estero, la burrata, mi ha provocato forti emozioni.

R: La Puglia: cosa ti dà questa terra e cosa ti toglie?

PS: Quando ero all’estero parlavo di Puglia mi emozionavo e mi venivano le lacrime agli occhi. Quando si dice Puglia si dice “emozione”, e credo che questa terra mi abbia dato tantissimo e continuerà a darmi tanto. Mi reputo fortunato  per essere nato in un territorio in cui la forza della tradizione è ancora viva.

R: Ritieni di essere un influencer gastronomico?

PS: Credo, nel mio piccolo, di esserlo diventato. Me ne accorgo quando posto un contenuto in cui descrivo un locale o altro, e i follower mi contattano per chiedermi info e altre curiosità sulle attività che ho nominato. Essere un influencer implica anche una bella responsabilità!

R: Quali sono i tuoi progetti futuri e gli obiettivi professionali che ti sei prefissato a breve?

PS: Quello che ho capito mentre ero in Brasile è che voglio continuare divulgare il nome della Puglia e delle nostre tradizioni (nello specifico, burrata e prodotti caseari), soprattutto alle persone che vivono dall’altra parte del mondo.

L’obiettivo principale, da realizzare nel prossimo futuro, è quello di avviare il quartier generale, la base operativa, un caseificio per partire e realizzare nuovi format. Ci credo fortemente, è il mio sogno. Però io credo ai sogni, tutto quello che ho fatto prima di farlo, l’ho sempre sognato e mi auguro che vada sempre bene.

Noi, ne siamo certi.

 

Pagina Facebook: Pietro Spina Cheesemaker

pietrospina_cheesemaker (Instagram)