
Corredo Sposa: come si è evoluta l’antica tradizione della “dote”
20 Maggio 2019
Quando si parla del corredo sposa è immancabile il richiamo all’antica tradizione (che in alcuni paesi del Sud Italia, ed anche pugliesi è assai diffusa ancora oggi) della “dote”, che si tramandava di generazione in generazione. L’usanza vuole che il corredo della sposa (comprendente tovaglie, lenzuola e tutto ciò che serve per completare il futuro nido d’amore) venga acquistato oppure ricamato e impreziosito quando la sposa è ancora una bambina.
La dote in passato era dunque tutto ciò che la famiglia della sposa assicurava affinchè non mancasse nulla in casa, e quindi rappresentava un vero e proprio status sociale e finanziario della famiglia.
Per molte donne meridionali con una figlia femmina il corredo era un cruccio, poiché si dedicava molto tempo al ricamo e alla personalizzazione dei singoli capi del corredo, spesso rifiniti con le iniziali degli sposi per augurare una lunga vita matrimoniale.
Oggi il concetto di “corredo” è sicuramente diverso dal passato, poiché la biancheria per la casa o per uso personale è comunque un elemento fondamentale e necessario ma si è ridimensionato, in quanto sono cambiate le abitudini delle famiglie.
Il corredo della sposa ha subito un’evoluzione pragmatica e logistica: oggi la donna che deve sposarsi sceglie personalmente e consapevolmente cosa introdurre in casa sua, mentre in passato gli veniva imposto. Bisogna specificare, però, che i pezzi di corredo di una volta contenevano un valore intrinseco: il corredo era il simbolo di un insieme di valori e principi familiari che passavano da una donna all’altra appartenenti al medesimo nucleo.
Piuttosto, è cambiato l’approccio nei confronti del corredo, di cui oggi si privilegia l’aspetto pratico (senza però trascurare la qualità). La scelta dei capi che formano il corredo si basa soprattutto sul gusto personale di entrambi gli sposi, e dal tipo di arredamento della casa in cui questi andranno ad abitare.
Seppure splendide e preziose, le tovaglie ricamate a mano dalle nostre nonne rimangono comunque poco pratiche e adattabili agli ambienti moderni. Il legame affettivo porta ad evitare di utilizzarle giornalmente per non rovinarle, e spesso vengono abbandonate in un cassetto o baule in soffitta.
La dote di una volta, attraverso la quale si “misurava” la disponibilità economica di una famiglia rispetto ad un’altra, non esiste più. Ma quanta nostalgia si prova nell’aprire antiche tovaglie ricamate a mano, con pizzo e merletti, e nel ripensare ad una donna china a lavorare giorno e notte su quei capi per imprimere nel futuro il suo “marchio” d’amore.
