Matteo Salvatore, cantastorie pugliese: ecco chi era il genio protagonista di un “elogio in musica”

Matteo Salvatore, cantastorie pugliese: ecco chi era il genio protagonista di un “elogio in musica”

9 Febbraio 2022 0 Di Cristiana Lenoci

Si intitola “Nelle carni del cantastorie-Elogio a Matteo Salvatore” lo spettacolo musicale che racconta la vita di questo “cantore del popolo” originario di Apricena (Fg) e morto nel 2005. Il titolo dello spettacolo live dedicato alla figura di Matteo Salvatore si ispira al nome della pellicola-documentario diretta da Annie Alix nel 1992.

Lo spettacolo, presentato in anteprima nazionale al Terravecchia Festival 2021 e disponibile per la stagione 2022/23, è coprodotto dalla omonima associazione di Pietramontecorvino, Studio Uno di Monte Sant’Angelo e dal progetto Metano’s.

I musicisti che accompagnano lo spettacolo “Nelle carni del cantastorie” sono: Luciano Castelluccia, voce e narrazione; Peppe Totaro, voce, chitarre e loop station; Antonello Iannotta, voce e percussioni; Claudio Salcuni, Basso elettrico.

Chi era Matteo Salvatore

Cosa ha di particolare questo cantastorie vissuto in Puglia tra i contadini poveri, grande ammiratore ed estimatore del sindacalista che lottò contro il caporalato, Giuseppe Di Vittorio?

Gente, io ci sono stato nei campi di grano a mietere sotto lo sguardo vigile del sorvegliante, sotto il sole cocente, curvo dall’alba al tramonto e lì a due passi la fiasca dell’acqua fresca sotto i covoni e non potermi dissetare. No, qui non si può bere, non si può parlare, si deve solo lavorare, chi non lo farà verrà licenziato. Credetemi, io ci sono stato” (dal brano “Lu suprastante”).

C’è chi, studiando approfonditamente la sua vita, caratterizzata da genio e sregolatezza, lo ha definito “uomo che sfuggì a ogni regola e a ogni legge, arguto e imprevedibile come ogni lazzarone, generale e sregolato, come un vero artista, ruffiano e incantatore come ogni uomo destinato al successo”.

In effetti questo cantastorie del Gargano è un personaggio che ha vissuto un’esistenza sui generis e sicuramente movimentata. Chiamato “Zich Zich” dal soprannome della sua famiglia, Matteo Salvatore amava raccontare la terra in cui era nato e vissuto attraverso la musica. Emblematici alcuni dei titoli dei brani da lui composti: “Lu limone”, “Lu pescatore”, “Facitevi li cazza vostra”, “La bicicletta”, “Padrone mio”.

Le sue canzoni, quasi sempre composte in dialetto, la lingua parlata dalla sua gente, hanno segnato negli anni 50 e 60 i primi importanti passi della folk music, primitiva e per questo autentica.

La povertà è stata la compagna più fedele nella vita di Matteo Salvatore. Basti pensare che la sorella di quattro anni morì per denutrizione. I lutti e le sofferenze non sono mancati: la prima moglie perse la vita dopo soli quattro mesi dalle nozze.

Per noi e per tutto il Mezzogiorno era come in Nigeria. Eravamo quasi tutti scheletri…non avevamo nulla da fare e con i miei coetanei giocavamo in piazza […]. Giocavamo per ingannare il vuoto dello stomaco” [Matteo Salvatore, “La luna aggira il mondo e voi dormite”, Stampa Alternativa, 2002, p. 8].

Anche quando, intenzionato a cercare la fortuna altrove, decise di lasciare Apricena e partire alla volta di Roma. Qui fu determinante la conoscenza di Claudio Villa, che lo aiutò a fare un tour in giro per l’Europa e il Nord America. Qualche tempo dopo la musica popolare di Matteo Salvatore approdò persino al “Cantagiro”, in tv.

Nella Roma degli anni 50 preferivo cantare nelle osterie canzoni allegre, canzoni piene di doppisensi. Lo facevo perché in Italia c’era già troppa tristezza”, aveva detto.

La vita già difficile di questo cantastorie del Tavoliere si complicò ulteriormente dopo l’omicidio della compagna Adrian Doriani prima di un concerto. Una brutta storia, terminata miseramente in un carcere per espiare la meritata pena. Vi restò quattro anni, ma i demoni di quella terribile esperienza non lo lasciarono mai più.

La musica dalle sonorità genuine e non precostituite e i testi poetici delle sue canzoni hanno attratto come magneti alcuni esponenti della cultura e del cantautorato italiano. Oltre allo scrittore Italo Calvino, che ha più volte citato Salvatore, anche Renzo Arbore, Lucio Dalla, Eugenio Bennato, Pino Daniele hanno espresso ammirazione per lui.

Ma c’è un grande cantautore italiano innamorato di Matteo Salvatore, ed è Vinicio Capossela. Lui, che ha studiato il repertorio del cantore garganico, il 1° Maggio del 2010, sul palco del Concertone, volle ricordarlo al pubblico presente come “il più grande cantore sullo sfruttamento”.

Negi ultimi anni della sua vita Matteo Salvatore resterà piuttosto ai margini dello spettacolo. Colpito da un ictus e costretto su una sedia a rotelle, il cantastorie è stato così descritto nel documentario di Annie Alix: “un uomo di settant’anni stanco e malato, rassegnato e provato dalla vita ma consapevole della grande ammirazione che la sua arte ha suscitato”.