Luciano Castelluccia: “Metano’s, l’affascinante viaggio mistico che parte dal Gargano, un mix perfetto tra Cibo e Cultura”.

Luciano Castelluccia: “Metano’s, l’affascinante viaggio mistico che parte dal Gargano, un mix perfetto tra Cibo e Cultura”.

19 Ottobre 2020 2 Di Cristiana Lenoci

Si può raccontare la storia di un territorio in tanti modi, utilizzando i tradizionali strumenti della musica, del canto, del ballo. A questi si può affiancare la degustazione di eccellenze gastronomiche che rendono quel territorio immediatamente riconoscibile dagli altri. Quando tutto questo viene fatto con professionalità, cuore, amore per la propria terra, uno spettacolo del genere non può che toccare le corde più intime di ogni spettatore.

Luciano Castelluccia, da 21 anni direttore artistico del Carpino Folk Festival (rassegna della musica popolare e delle sue contaminazioni), ci racconta “Metano’s”, la sua performance artistica che si fa portavoce dell’immenso patrimonio culturale garganico, attraverso la ricerca, la musica, l’enogastronomia e l’aggregazione sociale.

R: Ciao, Luciano. Sei un artista poliedrico che però-a quanto pare- non perde mai di vista l’obiettivo principale: valorizzare, promuovere ed omaggiare la Puglia e le sue eccellenze gastronomiche. La tua è una forma di promozione del territorio moderna e innovativa: come definiresti la tua arte, utilizzando tre sostantivi diversi?

LC: Innovazione, promozione e diffusione. Il percorso di creazione dello spettacolo, pone le sue radici nella volontà di portare innovazione al processo di sponsorizzazione e diffusione di prodotti tipici pugliesi in Italia e in Europa, facendo leva sull’immenso patrimonio artistico e gastronomico del nostro Paese.

R: Musica, teatro e cibo: coniugare questi tre aspetti in un’unica performance non è facile, ma tu ci riesci benissimo. Ci racconti i tuoi esordi e poi la svolta con Metano’s?

LC: Il progetto “Metano’s” nasce nel 2011 dall’incontro di esperienze musicali ed artistiche differenti, ma unite da tre comuni denominatori: il genio dei sapienti custodi della tradizione, la follia di un “pastore di mandrie musicali” ed altrettanto sapiente custode di “antiche tradizioni moderne”. Metano’s è un selezionatore di vibrazioni: il cammino sonoro comincia con ritmi in movimento, musiche di confine. I racconti si susseguono e le voci crescono d’intensità. Sono i versi degli ultimi, dei pezzenti, dei mendicanti, di quelli che respirano il “polverone”, voci antiche che continuano a risuonare, pronte a scuotere le coscienze. Nomadi nel corpo e nello spirito, anime vaganti in attesa di giustizia; nell’attesa che l’oblio in cui sono state gettate possa dissolversi, facendo largo al ricordo che germoglia nella memoria collettiva. Un viaggio che assume le forme di una redenzione salvifica per queste anime.

R: Il Carpino Folk Festival è stato per anni un evento cult pugliese: come mai si è fermato?

LC: Il Culturale Carpino Folk Festival: – il festival della musica popolare e delle sue contaminazioni- si è fermato nel 2018. Dopo 23 anni consecutivi i volontari dell’Associazione Culturale Carpino Folk Festival hanno deciso di fermarsi. Il Festival non chiude, ma fa una pausa.

I motivi? Troppo rischioso per dei volontari. Fare un festival è qualcosa di stupendo ma, se lo si vuole fare bene, comporta l’assunzione di molte responsabilità. Lo abbiamo fatto a malincuore ma non potevamo più permettercelo. È necessario, dunque, fermarsi e trovare nuovi stimoli e soluzioni.

R: Il Gargano è un territorio splendido, ma- come l’intera Puglia- è anche ricco di tante contraddizioni e “nodi” da sciogliere. Cosa ne pensi al riguardo? Nelle tue performances riesci a stimolare una riflessione sulle potenzialità spesso inespresse di questa zona della Puglia?

LC: Anni fa definii la Vacca podolica, “anarchica” proprio come tutti i Garganici Pugliesi. L’antropizzazione del territorio del Gargano ha origini antiche, risalenti al paleolitico. La popolazione dei Dauni è indissolubilmente legata a queste terre e le tracce sono tangibili: le stele funerarie, che negli anni sono state rinvenute nell’area, testimoniano il loro passaggio. Il Gargano fu meta anche di altre popolazioni che, lasciando prove del loro passaggio, hanno contribuito ad accrescere la storia e le tradizioni dell’area: la Puglia fu infatti dominata dai Romani e da altri popoli quali Bizantini, Saraceni, Normanni, Angioini e Aragonesi. Sono, quasi certo di affermare che ogni territorio, ancora tutt’oggi,  conservi un legame stretto con le popolazioni passate.

Nelle mie performance racconto un modo d’essere e di quella profonda, ingovernabile paura antica, di chi sa che non rientrare al solito orario non è mai una leggerezza ma può̀ essere solo che non è andata come sarebbe dovuta andare! Attraverso il connubio tra cibo e cultura racconta il bello, il brutto, ed ancora, il buono, il calore, il colore, il sapore, l’odore, il senso meno scontato dell’amore. Un percorso etnico, musicale e gastronomico sorprendente, mai scontato, fatto di colorate istantanee, senza un inizio ed una fine definiti, un continuo sconvolgente movimento che mai lascia spazio al caso!

R: Le tue performances hanno un “quid” di “rivoluzionario”?

LC: Creare comunità nelle comunità, mettere insieme le anime buone della società̀, condividere un tozzo di pane, un calice di vino, lasciarsi andare all’armonia della condivisione, imparare cose nuove e concedersi alla gratitudine di un abbraccio spontaneo. Tutti sono i benvenuti a prender parte a questo viaggio mistico. L’arte rivoluzionaria della lentezza.

R: Quali sono le reazioni più immediate dopo una tua rappresentazione? Qual è la cosa più bella che ti sei sentito dire dal pubblico presente?

LC: Le reazioni possono essere molteplici, sicuramente quella più immediata è un inebriante e geniale “ritorno al futuro”, dimenticandosi, per cinquantacinque minuti, che equivalgono al tempo esatto di preparazione dell’Acquasala, di tutto quello che succede al di fuori della “cerimonia” podolica. Di seguito vi riporto uno dei tantissimi messaggi che, puntualmente, gli spettatori della performance, postano sui loro profili subito di ritorno a casa.

“Una preghiera. La follia di un uomo e le parole sante e sacre di poeti illuminati. La voce di chi ama un pomodoro nella Caput Mundi di questa terra. Come in cielo così in terra la semplicità stupisce e riassesta l’anima, di chi pensava di essersi ritrovati quando hanno scoperto che mai si sono lasciati. Un matrimonio infinito travestito d’abbandono. Poi la verità. La santità. La beatificazione di mani che impastano la gioia dello stomaco, davanti l’elettrico guardare di occhi grati e pieni di luce. Quel ferro chiamato coltello che dal pane all’aglio passa al Podolicesimo, tagliente come i sentimenti precisi ed indiscutibili di una madre che urla ai suoi figli sul balcone della vita : Amori tornate a casa. Siamo tornati da te Madre. Radice malvagia nel tuo non permettere di dimenticare. Ritornare ed andare senza essersi mai spostati di qua. Luce che da Luciano a noi a Luciano ritorni di Gratitudine pinta e scarnificata resta immortale nel ricordo di chi ti ha vissuta. Grazie Luciano Castelluccia to be on earth!”

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La performance artistica di Luciano Castelluccia