Patrizia Saccà: “Nel tennis tavolo ho vinto anche se ero su una sedia”

Patrizia Saccà: “Nel tennis tavolo ho vinto anche se ero su una sedia”

22 Febbraio 2019 0 Di Vincenzo Barnabà

La paralimpionica Patrizia Saccà si racconta in un’intervista a tu per tu con la redazione di http://www.lamia-puglia.com

<<Un allenatore mi urlò “io ci credo” e… ci ho creduto anch’io e ho vinto l’argento>> – Queste le parole di Patrizia Saccà che hanno conquistato i cuori di centinaia di persone durante il torneo nazionale di Tennis Tavolo para-olimpico tenutosi al Palazzetto dello Sport di Cerignola il 2 e 3 Febbraio 2019.

Qui, l’atleta professionista di tennis tavolo in carrozzina ha presentato a tutti il suo ultimo lavoro (Yoga per tutti) ed ha incantato tutti i presenti con le sue storie, la sua grinta, la passione per il suo sport ma soprattutto per la sua voglia di vivere. Per questo, la redazione de lamia-puglia.com è lieta di presentarvi una grande donna:

  1. Chi è Patrizia Saccá?

Non riesco ad immaginare la mia vita senza uno zaino o una valigia pronta da riempire per un prossimo viaggio. Patrizia è un’esploratrice a naso in su. Patrizia non è altro che una figlia del mondo, una donna vulcanica, sempre in movimento. Viaggiatrice, passionale ma anche ribelle, molto sensibile ma soprattutto una donna sempre pronta ad annusare la vita.

  • Chi voleva essere Patrizia Saccá prima dell’incidente? Come quest’ultimo ti ha cambiato la vita? Com’è nata la forza di affrontare la tua nuova vita?

Patrizia prima dell’incidente era un fantino che cavalcava libera a galoppo. Così mi ricordo. Penso che mi abbia salvato la vita lo sport. Si proprio lui. Mi ha salvato lo Sport e la forza che mia mamma mi ha sempre trasmesso. Erano anni difficili per un trauma come la paraplegia ma la voglia di vivere e il mio entusiasmo mi hanno spinta a guardare ciò che potevo ancora fare dimenticando il non camminare.

È stata dura affrontare il mio problema in quegli anni ma forza l’ho ritrovato anche negli amici. Perno importante per il mio ritrovamento è stato soprattutto Roberto (il mio ex marito) che mi è riuscito a farmi visitare il mondo portandomi da una barca a vela ad un camper, facendomi dimenticare “la sedia”. Io non camminavo ma lui mi portava anche a cavalcioni in posti incredibili. Lui era diventato le mie gambe.

Ho potuto vivere emozioni straordinarie e uniche grazie al suo affetto e “Nothing is impossible” rimarrà sempre il motto che Roberto mi ha trasmesso. Poi, dopo 20 anni di matrimonio, la nostra relazione è finita ma ci siamo lasciati con affetto. Sai, a volte i sentimenti si trasformano e il nostro è diventato amicizia.

  • Come sei arrivata al mondo del tennis tavolo? Cosa rappresenta per te e cosa ha rappresentato?

Era l’unico sport che mi permetteva di gareggiare con persone normodotate, questo mi ha spinto al tennis tavolo.  Mi piaceva l’idea di avere avversarie che non avevano disabilità. Ho sempre avuto la fortuna di incontrare tecnici che mi hanno insegnato l’amore per il mio sport ed è per questo che ho capito che il ping pong è per tutti, mentre lo sport è per pochi. Ho lavorato sodo ma sono stata premiata. Mi sono innamorata del t/t per la sua velocità, per la strategia che vi è dietro e per la sua difficoltà ma forse oggi avrei scelto lo sci. Sarebbe stato cavalcare nel vento ma negli anni che ho iniziato io non c’era ancora lo sci per i disabili. Infatti, per qualche anno avevo provato anche atletica per sentire l’aria sul viso come a cavallo. Così ho scelto uno sport totalmente diverso.

  • Qual è stato il momento più importante della tua carriera e quale quello che ricordi con meno sorriso?

Ne ho due non so quale scegliere: Le Paralimpiadi di Barcellona 92. Durante la finale per decretare il terzo ed il quarto posto, ho vinto l’incontro che mi vedeva 6 punti sotto (3 a 9). Ho rimontato ed ho vinto! L’altro momento importante è stato durante i Campionati Europei 2005 dove era sotto di ben quattro punti (10-6) ed alla mia avversaria mancava solo un punto per vincere il match. Ricordo che un allenatore mi ha urlò “io ci credo” ed io ci ho creduto e ho vinto l’argento.

Con meno sorriso ricordo Pechino 2008: Nel singolare di categoria, aver perso un incontro importante per entrare in semifinale, dove vincevo 10-8 ed ho perso 10-12, non è stato facile da accettare!

  • Nel tennis Tavolo, hai raggiunto realmente tutti i tuoi obbiettivi?

Si, assolutamente sì!  Ho dato, in modo anche altalenante, quello che riuscivo a dare ed ho iniziato la mia carriera nel 1987 con i normodotati e l’ho chiusa nel 2013 ai World Master Games con 2 argenti e un oro sempre con i normodotati nei giochi internazionali degli oltre 40 anni. Al giorno d’oggi non ho rimpianti ed essere tra le prime 10 al mondo per così tanti anni è certamente una cosa straordinaria. Quando ho iniziato la mia carriera, il mondo dello sport non era come quello di oggi ma fortuna è cambiato. E di tanto. Allora, anche il Comitato Paralimpico non era ciò che è diventato oggi grazie al Presidente Luca Pancalli e allo staff d’alta professionalità e devo ammettere che anche la federazione (Fitet) è mutata nel suo aspetto in maniera positiva: Prima non aveva nemmeno una scuola Paralimpica. Ricordo che io percorrevo anche 40 km per allenarmi …

  • Da qualche tempo, lo yoga è protagonista (anch’esso) della tua vita. Com’è nata questa passione e quali risconti ti ha portato? Perché questa passione ti ha portata a scrivere “Yoga per tutti”?

Ho scritto Yoga a Raggi Liberi perché lo yoga è entrato nella mia vita casualmente, sempre negli anni 90 e mi ha aiutata sia nello sport agonistico che nel benessere del corpo-mente-spirito. Il mio obbiettivo, quando l’ho scritto, era quello di condividere la mia yoga con gli altri per fare in modo che anche persone con disabilità o con meno possibilità fisiche, potessero incontrarlo. Così nella tesi d’esame per diventare Istruttore ho inventato il Saluto al Sole (Surya Namaskar) da seduti, affinché possa essere praticato da tutti.

  • Qual ‘è la pagina che più preferisci del tuo libro e a chi dedichi questo traguardo?

L’ho dedicato a mia mamma, che non è più qui, e lo dedico al mondo intero perché lo yoga è uno stile di vita che è davvero per tutti. Le pagine che amo di più sono la prefazione del mio Presidente Pancalli e soprattutto l’ultimo capitolo che finisce poi con una metafora che trovo vera! Da leggere e rileggere per tutti!

  • Al giorno d’oggi ti senti più atleta o maestra di yoga? Perché?

Mi sento donna. Mi sento donna di sport, non più atleta. Oggi mi definirei istruttrice di Tennis Tavolo e di Yoga!

  • Oggi come vedi quella carrozzina rispetto a quando avevi 13 anni? Cosa consiglieresti ad una persona su carrozzina che non accetta la sua posizione?

Allora ero una ragazza, ora sono una donna adulta (molto adulta) e devo dire che forse è più faticoso oggi di ieri … e comunque ora la sedia può pesare anche 5 kg, allora invece ne pesava 20! È più semplice oggi grazie alla tecnologia!

La verità è che si può accettare di vivere seduti ma che ci si può provare e si deve per la meraviglia del dono della vita. Giorno dopo giorno, passo dopo passo, ruota dopo ruota. Credere che la forza ci viene data in qualche modo da qualche parte ho incontrato persone con maggior gravità che non hanno mai smesso di lottare. E poi per quello che riguarda le mie lesioni non smetto di sperare nella ricerca scientifica.

  • Da atleta a maestra di yoga, senza scordarci che innanzitutto sei una donna ma in carrozzina, il tuo punto di vista su quello che il nostro Stato deve ancora fare per i disabili? Ti senti una rappresentatrice di tutte le persone che hanno vinto la propria battaglia con la carrozzina?

Si, mi sento certamente una rappresentatrice che vince ogni giorno la battaglia di chi vive su una sedia perché la verità è che chi vive la realtà del para o tetraplegico deve vincere la propria battaglia ogni giorno. Si ha la sensazione di “non aver mai vinto”.

Il consiglio che posso dare è quello di Allenarsi continuamente ed in modo costante. Bisogna avere un’alimentazione corretta, respirare con lo yoga, sfidarsi attraverso il nuoto e lo sport che più ami. Solo così si può vincere ogni giorno questa battaglia. È l’amore quello salva sempre!

Lo Stato dovrebbe riconoscere le differenze delle condizioni, ad esempio il contrassegno blu per i posteggi dovrebbe essere usato SOLO per persone con sedia a rotelle. Per gli anziani o ammalati dovrebbe esistere un altro tipo di contrassegno ad esempio. Mi viene in mente questo esempio….

  •  Concludendo, qual è il motto che Patrizia Saccà ha adottato per superare le mille sfide che la vita le ha posto?

Per il mio motto prendo in prestito la frase del grande maestro Eckhart Tolle “Siate la presenza che siete”  qui e ora…  e sentirsi in unione con tutto ciò che esiste.