Ristoratori in ginocchio, “la situazione è grave”: le parole di Gianluca Russo, titolare di Ambasciata di Puglia

Ristoratori in ginocchio, “la situazione è grave”: le parole di Gianluca Russo, titolare di Ambasciata di Puglia

8 Gennaio 2021 0 Di Cristiana Lenoci

Le conseguenze di questa seconda ondata di Covid si fanno sentire, ed anche in modo preoccupante. Se sul fronte dei contagi ancora non si vede la luce in fondo al tunnel, non va certo meglio dal punto di vista economico. L’incertezza e la precarietà di quest’ultimo periodo va a sommarsi pesantemente al lockdown forzato dei mesi scorsi.

In particolare, è la ristorazione il settore più colpito dalle restrizioni imposte dal Governo negli ultimi DPCM emanati.

Per la maggior parte dei ristoratori (ed anche dei titolari di bar) restare aperti per assicurare il servizio d’asporto è una sorta di “contentino” che non agevola la situazione, anzi la complica.

Aprire le serrande del ristorante, oggi, significa consumare luce, utenze varie e sostenere i costi del personale, a fronte di guadagni minimi”- dice Gianluca Russo, titolare dl risto-bottega “Ambasciata di Puglia” a Forlì insieme a sua moglie Concetta.

Il lockdown dei mesi scorsi (con la breve pausa estiva) è stato sicuramente duro da affrontare. Ma questo momento “intermedio” lo è altrettanto, nonostante sia stata concessa la possibilità di effettuare delivery e servizio a domicilio.

La pandemia ha quasi del tutto azzerato i nostri guadagni, mentre le spese da affrontare sono le stesse. Per noi di Ambasciata la perdita complessiva riscontrata è più del 50% rispetto all’anno precedente”– prosegue Gianluca.

La cosa peggiore è che non si riesce a programmare il futuro, anche prossimo. Di certo non si prevede nulla di buono per i prossimi due o tre mesi. Tenere aperto in questo periodo comincia a pesare, è una scelta anti-economica, dato che si guadagna pochissimo. La nostra Ambasciata di Puglia, poi, non è un locale che si presta ai piatti d’asporto, è soprattutto un ritrovo, un’esperienza di gusto e convivialità. E sono tanti i ristoranti come il nostro, che in questi mesi hanno perso tutto, anche la loro identità”.

E’ molto triste vedere il nostro locale, che era sempre pieno di bella gente che veniva qui per mangiare e stare insieme, con le sedie alzate, le stoviglie riposte nei cassetti e i dipendenti a casa. Ci manca molto il vociare dei clienti, la possibilità di stare con loro e condividere frammenti di vita pugliesi e non”.

Gianluca non è certo l’unico a pensarla così. Da Nord a Sud dell’Italia i ristoratori chiedono a gran voce di essere aiutati concretamente, per scongiurare il rischio della chiusura.

Le risorse stanziate con i decreti “Ristori” nella maggior parte dei casi bastano appena a coprire le spese di affitto e gestione del personale.

Anche l’aspetto psicologico è da non sottovalutare. “Non riuscire a fare programmi per il futuro è una sensazione spiacevole, soprattutto se si protrae per molto tempo”, afferma Gianluca. Una situazione come questa mina profondamente l’entusiasmo, la progettualità, la voglia di fare.

I risvolti di questa pandemia sono tanti e tutti importanti, ma quando un’intera categoria professionale si ferma e non riesce a pensare ad un futuro diverso, bisognerebbe cominciare a preoccuparsi.