Salvatore Cafiero, ” Amo la mia chitarra e dopo Dolcenera, E. Ramozzotti e Nek, vi racconto i Suck my Blues”

Salvatore Cafiero, ” Amo la mia chitarra e dopo Dolcenera, E. Ramozzotti e Nek, vi racconto i Suck my Blues”

9 Marzo 2019 0 Di Vincenzo Barnabà

“La chitarra mi ha regalato qualcosa in cui credere per realizzare un sogno e dare un senso alla mia vita” –  è con queste parole che vi presentiamo il salentino Salvatore Cafiero, chitarrista di successo che vanta collaborazioni con alcuni dei più importanti artisti del panorama musicale italiano (Dolcenera, Gianluca Grignani, Eros Ramazzotti e Nek) che oggi ritorna a puntare su se stesso con il progetto “Suck my Blues”: Una giovane band, composta da amici che condividono l’amore per la musica ed il dolore per la morte improvvisa di Jessy Maturo, che è pronta a conquistare tutti con il nuovo pezzo “Madness”.

INTERVISTA

-Chi è Salvatore Cafiero?

Salvatore Cafiero è una persona semplice, che ama il suo lavoro e la sua chitarra.

– Quando è nata la passione per la chitarra e come questa ti ha cambiato la vita?

L’amore per la mia chitarra è nato sin da subito. Ero molto piccolo quando grazie a mio fratello, che suonava prima di me, ho iniziato a strimpellare le sue corde. La chitarra mi ha regalato qualcosa in cui credere per realizzare un sogno e dare un senso alla mia vita. Dietro ad essa, c’è un mondo fatto di emozioni che ognuno di noi vive ed esprime a suo modo.

-Dai Super Reverb a Dolcenera, passando da Grignani a Ramazzotti. Qual è il live che più ti ha emozionato e con chi, oggi, vorresti riiniziare una collaborazione? Quali le differenze di palco tra i vari nomi dello scenario musicale italiano? E quali le dietro le quinte?

Per me, la musica non ha generi o livelli differenti. Essa è qualcosa che esprime qualcosa di universale in forme diverse. Ho avuto, grazie alle mie collaborazioni con vari artisti, modo di crescere musicalmente ed ho ognuno mi ha insegnato qualcosa, questo si. Fosse per me continuerei a suonare con tutti senza interrompere nessuna collaborazione che però a volte si ferma proprio per continuare a crescere facendo nuove esperienze. Dietro le quinte? C’è sempre per ogni artista un lato umano con cui confrontarsi, come accade in ogni situazione lavorativa.  A volte nasce una bella amicizia e a volte è solo lavoro.

-Della salentina Dolcenera, qual è il ricordo che conservi nel cuore e quali le parole che vi scambiavate prima di salire sul palco?

Manuela è stata la mia prima esperienza nel circuito pop e da lei ho imparato tanto. Mi ha fatto sentire sempre a casa e spesso comunicavamo in dialetto salentino, credo che anche questo abbia amplificato quel feeling famigliare. Lei è una grande “Artista”, di quelle con la A in maiuscolo, è una musicista serissima che io stimo immensamente. Conservo ogni momento vissuto con lei come fosse una sorella vera.

-Nel 2015 hai ricevuto il premio “Miglior Chitarrista dell’anno”. Quali sacrifici si celano dietro questo premio e come Cafiero è riuscito ad ottenerlo?

 È stato un premio stupendo, che ho ricevuto grazie all’effetto di chi mi segue e mi ha seguito in quel periodo denso di concerti, ma… tutt’oggi, continuo a fare sacrifici per la mia chitarra. La verità è che non mi sento comunque migliore di nessun’altro e cerco, continuamente, di migliorare me stesso.

-L’8 Settembre 2017 è uscito il tuo primo album da solista, quali le sensazioni che vuole emanare “Maledirò”?

 “Maledirò’” è una canzone nata tantissimi anni fa in cui forse non mi ci rivedo più. Le canzoni sono come le emozioni; Le vivi e poi passano per lasciar spazio a melodie più intense.

Oggi, “Suck my blues” lo consideri il progetto della vita? Com’è nata la band e cosa vuole raccontarci? No, non lo considero il progetto della vita ma solo una trasformazione/evoluzione di un progetto fatto tra amici che si vogliono bene. Un progetto nato attraverso la musica di quelli che erano i Super Reverb. Oggi, questo ritorno nasce dal dolore della perdita del cantante e amico fraterno Jessy Maturo e dalla voglia di non fermarsi nemmeno di fronte alla morte.

-Madness è il vostro nuovo singolo. Chi l’ha scritto e cosa si cela dietro questo “Folle” brano? Da dove prende ispirazione?  Cosa dobbiamo aspettarci da voi?

“Madness” è nata, come il resto dell’album, in un periodo nero della mia vita. Ho intrappolato il mio dolore al suo interno e mi sono avvalso dell’aiuto di un mio caro amico, molto bravo a scrivere poesie in inglese, per creare il testo. Per la sua struttura e per il suo suono, invece, mi sono ispirato a Prince e a Jimi Hendrix. Vorrei che questo progetto crescesse nel tempo, con calma e senza fretta, e vorrei solamente continuare a comporre solo musica di qualità; semmai lontana da “regole” del mercato musicale odierno.

-Rispetto ad un giovane Cafiero che strimpellava la chitarra con i suoi capelli ribelli, Salvatore in cosa è cambiato e in cosa vuole cambiare Quale il sogno nel cassetto di Cafiero?

Sogno di continuare di fare musica, questo è ovvio. Vorrei vivere di questo e non credo di essere cambiato poi tanto rispetto ad un giovane me del passato. Forse, con il tempo, ho imparato la disciplina fondamentale per affrontare questo lavoro e penso che in questo, il mio aspetto fisico non mi abbia aiutato alla fine più di tanto…in ogni caso, bisogna essere bravi a comunicare ciò che si è. Questo è l’importante!

– Salentino di nascita, cosa rappresenta per te la tua terra?

 Il Salento, per me, rappresenta le radici, il mare, la mia famiglia e la voglia costante di cercare il Sole ovunque.

-Al giorno d’oggi, sei soddisfatto della tua carriera o possiamo confermare che il meglio deve ancora venire?

Il meglio deve sempre venire, questo è scontato. Se fossi stato soddisfatto di quel che ho fatto fino ad oggi, forse mi sentirei rassegnato e senza grinta ed invece… Ho ancora fame. Fame di nuove emozioni e di nuove esperienze sempre più importanti.