Casamassima – Il Paese Azzuro amato da Vittorio Viviani

Casamassima – Il Paese Azzuro amato da Vittorio Viviani

3 Luglio 2019 0 Di Vincenzo Barnabà

In Puglia c’è una città blu che si lega in maniera indissolubile ad altre tre città in giro per il mondo (Jodphur in India, Safed in Israele e Chefchaouen in Marocco): Stiamo parlando di Casamassima, comune in provincia di Bari chiamato Paese Azzurro. Amata da Vittorio Viviani, questo antico borgo, ipnotizza i suoi turistici per il suo aspetto pittoresco e mai scontato. Immersa nel blu delle sue pareti, tutt’oggi, Casamassima rispecchia lo spirito versatile ed colorato della Puglia.

STORIA

Nel 1658 sbarcarono a Bari marinai con la peste, che contagiarono sin da subito oltre 20 mila abitanti del capoluogo di regione, portandoli alla morte. Nel XVII secolo Odoardo Vaaz, signorotto locale, con l’intenzione di voler allontanare la peste dal paese e per fare un voto alla Maria Santissima di Costantinopoli, ordinò tramite un’ordinanza la tinteggiatura del caseggiato, dei monumenti e delle chiese aggiungendo il colore azzurro alla calce viva, probabilmente solfato di rame. La peste fu così allontanata dal paese e venne edificata una chiesetta, dedicata appunto alla Maria Santissima di Costantinopoli.

Negli anni 60 il pittore milanese Vittorio Viviani, passando da Casamassima, rimane incantato da questa caratteristica unica nello scenario pugliese e immortala scene di vita quotidiana nel borgo in alcune sue tele, definendo Casamassima “Il Paese Azzurro“.

Passeggiando tra i vicoli del borgo antico è frequente incontrare stratificazioni e tracce di calce azzurra su antichi stabili, testimonianza del passato casamassimese, della storia e dell’unicità di tale centro che, a differenza dei classici borghi bianchi pugliesi, presenta varie tonalità cromatiche di azzurro.

Il progetto “Paese Azzurro” è un elemento su cui da alcuni anni sempre più esperti studiano la realizzazione di un brand turistico, accompagnati dalla Pro Loco, associazioni locali, cittadini ed enti come il GAL SEB, l’Associazione “Borghi Autentici d’Italia“, la Regione Puglia con gli enti turistici regionali e provinciali.

La teoria che la lega ad altre tre città in giro per il mondo secondo l’architetto Marilina Pagliara

Come rilasciato al magazine “In Italia MAGAZINE”, quella del collegamento con le altre città è un’ipotesi formulata dall’architetta Marilina Pagliara, la quale ha trovato un legame religiosoche affonda le proprie radici nella tradizione ebraica. Tutto parte da Chefchaouen, città santa musulmana che divenne rifugio degli ebrei in fuga dalla Spagna, durante il periodo dell’Inquisizione. La città del Marocco fu dipinta utilizzando la polvere blu di tekhelel, realizzata usando come base dei frutti di mare. Il colore è stato indicato dalla Bibbia come rappresentante del popolo di Israele che lo ha portato avanti attraverso i secoli, fino ai giorni nostri.

La stessa cosa è successa anche nelle città di Safed e Jodhpur che hanno ospitato piccole comunità di famiglie ebraiche in fuga, usando ugualmente la vernice di colore blu per affrescare le abitazioni. In particolare, la città israeliana di Safed è il luogo in cui è nata la Cabala lurianica, uno dei principali bastioni per lo studio della Torah. Insieme a Hebron, Tiberiade e Gerusalemme, è una delle quattro città sante dell’ebraismo legate ai simboli biblici. Nel XV secolo ha dato rifugio a famiglie espulse dai “Cattolicissimi Reali Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona” durante l’Inquisizione spagnola.

Secondo l’ipotesi formulata dall’architetta Marilina Pagliara, la colorazione dell’antico borgo di Casamassima, in provincia di Bari, è da attribuirsi ad una piccola comunità ebraica che avrebbe trovato rifugio tra le sue mura. Uno dei più grandi mercanti di grano d’Europa, Miguel Vaaz de Andrad, si insediò a Napoli nel 1850 e divenne ricchissimo grazie alla compravendita del grano della Puglia. Proprio Vaz potrebbe essere l’artefice dell’insediamento della comunità ebraica a Casamassima. La nuova ipotesi, avvalorata dagli studi portati avanti da Marilina Pagliara, va ad offrire un’alternativa alla precedente leggenda della Madonna di Costantinopoli. Fino ad oggi, si è sempre pensato che il colore azzurro delle case del borgo, fosse legato al “Maphorion”, il velo della protettrice di Casamassima, e usato dai suoi abitanti come ringraziamento per aver preservato il paese dalla peste che colpì Bari e tutto l’entroterra nel 1600.

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