Cerignola risponde a Pio & Amedeo – Storia, volti e cucina della città foggiana.

Cerignola risponde a Pio & Amedeo – Storia, volti e cucina della città foggiana.

30 Aprile 2019 3 Di Vincenzo Barnabà

Nell’ultimo episodio di “Amici di Maria De Filippi” il duo comico Pio & Amedeo, all’interno del loro monologo, accennano alla città di Cerignola (FG) descrivendola come un luogo dove le proprie automobili spariscono nel nulla, quasi per incanto. Dopo tale citazione, il popolo del web cittadino si è scatenato e tra sconforto e demotivazione, solo alcuni hanno saputo rispondere a tono con un messaggio chiaro e conciso:” Cerignola non è solo delinquenza ma molto di più!”. Difatti, esaminando attentamente la cittadina in provincia di Foggia, ci siamo accorti della sua imponente storia e dei suoi talenti e siamo giunti alla conclusione che “Cerignola è tanto altro!”. Scoprite con noi, le origini e le tradizioni della città pugliese più chiacchierata d’Italia.

 PERSONAGGI NOTI DI CERIGNOLA

NICOLA ZINGARELLI: Letterato, dantista e filologo. Nasce a Cerignola il 28 agosto 1860. Secondo di otto figli, a lui dobbiamo il “Vocabolario della lingua italiana”.

GIUSEPPE DI VITTORIO: Sindacalista. Nasce a Cerignola l’11 agosto 1892. Fu organizzatore delle Brigate Internazionali nella guerra di Spagna. Nel 1937 diresse la “Voce degli italiani” a Parigi.

NICOLA AMORUSO: (Cerignola, 29 agosto 1974) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Ha militato in 13 squadre in Serie A, andando in gol con 12 di esse: entrambi i traguardi costituiscono un record (il secondo dei quali condiviso con Marco Borriello per il calcio italiano. In carriera ha totalizzato 474 partite e 150 gol con le squadre di club, più 4 presenze e una rete nella nazionale Under-21, con la quale è stato campione d’Europa nel 1996.

SALVATORE ALFIERI: Dopo aver giocato nei dilettanti del Larino in Molise, debutta tra i professionisti a 18 anni nel Chieti in Serie C2 rimanendovi per due stagioni. Dal Pescara all’Ancona, passando da Gualdo e Catanzaro, nel 2002 gioca nel CND con la Sanremese, prima di disputare la sua ultima stagione professionistica nel Rutigliano. Complessivamente ha collezionato 18 presenze in Serie A e 111 (con 4 reti) in Serie B.

STORIA E ARCHITETTURA DI CERIGNOLA

La storia della città di Cerignola ha origini antiche, molto probabilmente fu municipio romano, anche se il primo documento che la menziona risale al 1150. Purtroppo, il Terremoto del 1731 distrusse quasi completamente il centro medievale. Il Duomo, costruito nell’omonima piazza è una delle chiese più grandi dell’Italia meridionale, è dedicato a San Pietro Apostolo ma è conosciuto anche come Duomo Tonti, dal nome del benefattore che donò i suoi averi per la costruzione dell’edificio.  Dalle forme gotiche il Duomo è stato costruito a cavallo di ‘800 e ‘900, in tufo e pietra di Trani, l’interno è a croce latina a tre navate. Nel Duomo per 6 mesi l’anno è esposta la tavola della Madonna di Ripalta, protettrice della città, risalente al XIII secolo; la tavola fu ritrovata in un antro su di un’alta ripa a picco sul fiume Ofanto, il resto dell’anno l’effige è esposta nel santuario costruito sul luogo del ritrovamento. Dal Duomo, proseguendo su corso Garibaldi, si giunge al settecentesco palazzo Coccia-Cirillo, con richiami sia al rococò che al neoclassicismo; poco dopo si giunge al Teatro Mercadante costruito nella seconda metà dell’800, questo è il maggior teatro cittadino. A sud dell’abitato si trova il Piano delle fosse del grano, con oltre 600 fosse granarie. Le fosse rappresentavano un metodo di conservazione molto utilizzato nella Daunia, quello di Cerignola però è l’unico ancora esistente. Il primo documento che fa riferimento a questo luogo risale al 1225. Affacciato sul piano, all’interno dell’ex Palazzo dell’Opera Pia Monte Fornari, è stato allestito il Museo del Grano, qui un percorso ben studiato accompagna il visitatore lungo le fasi di lavorazione della filiera del grano nel ‘900. Oltre a strumenti del recente passato, sono esposte nel museo anche due grandi macine risalenti all’epoca romana.

LA MADONNA DI RIPALTA

L’icona di Maria SS. Di Ripalta è l’unico esemplare superstite in Puglia di Madonna con Bambino in trono, del tipo Odighitria dexiokratousa, che raffigura la Vergine che regge il bambino Gesù con la mano destra. La Vergine, che è guida per i cristiani nel loro cammino, indica con la mano sinistra il piccolo Gesù, seduta su di un cuscino di colore rosso posto su di un trono ornato di palmette. Attorno al quadro della Madonna di Ripalta ruotano due leggende. La prima narra che il quadro fu rinvenuto, intorno al 1172, da una banda di malfattori che ritrovarono il quadro nella vicina boscaglia nelle adiacenze del fiume Ofanto. In un primo momento, quello che sembrava un tavolaccio fu preso e fu utilizzato per battere il lardo. Un giorno il capo della banda sbagliò il taglio e l’ascia si conficcò nella tavola da cui sgorgò del sangue. Il brigante, impaurito, avverti così i compagni, con i quali scoprì che sotto l’untume era raffigurata l’immagine della Vergine Maria con in grembo Gesù bambino, entrambi con il volto sfregiato per l’offesa ricevuta. L’altra versione della leggenda racconta che l’icona fu ritrovata da alcuni boscaioli che pensarono di utilizzare il ‘tavolaccio’ per farne legna da ardere. Al primo colpo d’ascia, dall’icona cominciò a fuoriuscire sangue. Fu così che sul luogo dove venne rinvenuta l’immagine, fu eretta una cappella e cominciarono i primi pellegrinaggi devozionali. Dato che il luogo non distava molto sia dalla città di Cerignola che da quella di Canosa, queste ultime si contesero per molto tempo la proprietà del luogo e soprattutto dell’icona. Per risolvere definitivamente il contenzioso, si pensò di mettere il quadro su un carro trainato da buoi e far decidere a questi ultimi dove recarsi. Il carro si diresse tre volte verso Cerignola, decretando così la proprietà alla città ofantina. Il popolo volle però che non si procedesse al restauro della cicatrice sul volto della Madonna, affinché la condanna della violenza e sopraffazione rimanesse sempre viva.

LA CERIGNOLA CULINARIA

LA BELLA DI CERIGNOLA: La cultivar, attualmente iscritta allo schedario olivicolo italiano, è un ecotipo derivato da una mutazione della cultivar Oliva di Cerignola. La coltivazione di questa varietà multiclonale, diffusa nel Tavoliere di Capitanata, risalirebbe al Quattrocento, a seguito dell’introduzione, da parte degli Aragonesi, di ecotipi provenienti dalla Spagna, ma secondo altre fonti avrebbe un’origine più antica e sarebbe una varietà autoctona derivata dalla Orchites coltivata dai Romani. La Bella di Cerignola, ottenuta dalla selezione clonale del tipo mutante, presenta caratteri merceologici più stabili e ritenuti migliorativi. L’influenza delle condizioni pedoclimatiche sulle proprietà merceologiche del prodotto finale, fa sì che le olive ottenute dalla trasformazione di produzioni locali circoscritte all’areale di origine e nel rispetto dello specifico disciplinare di produzione siano tutelate dal marchio DOP “La Bella della Daunia”.

CUCOLI FRITTI E SARTACINELLO: Alla Bambinella e all’Immacolata, i cuculi fritti sono d’obbligo. Sono un modo per ritrovarsi tutti insieme, per dare il benvenuto all’inverno, nonché progettare e pianificare come avremmo trascorso il Natale che si approssimava. A Cerignola, l’ingrediente principe è il cosiddetto sartascnidd, un sughetto di pomodoro che rappresentava il piatto della cena dei braccianti di una volta. Lo mangiavano inzuppandoci pane raffermo e questo piatto unico, accompagnato da un bicchiere di vino rosso, ma dal sapore avvolgente, era tutta la cena.