Torri Colombaie in Puglia: origini e architettura

Torri Colombaie in Puglia: origini e architettura

30 Settembre 2020 0 Di Scupola Giovanni Maria

Simboli di una civiltà rurale ormai caduta nel dimenticatoio, le torri colombaie sono tipiche strutture di età medievale, costruite quasi sempre in maniera complementare alle masserie. In Puglia ci sono ancora esempi di tali pregevoli manufatti di edilizia rurale: in alcune zone in particolare, come il Salento, le torri colombaie hanno reso più vivo e visivamente piacevole il paesaggio agricolo.

Tra le caratteristiche della torre colombaia vi è quella di essere maestosa, più alta del necessario e decorata da merlature che le conferiscono l’aspetto di una fortezza. Spesso i padroni terrieri e i signori realizzavano tale costruzione esclusivamente per un loro vanto personale.

Ma da dove nasce l’esigenza di costruire queste torri annesse alle masserie in cui risiedevano- in passato- per lo più famiglie di ceto nobile?

La consuetudine di fabbricare torri colombaie deriva dal fatto che, da sempre, l’uomo ha cercato di allevare i piccioni. Basti pensare che alcune specie in particolare (i c.d. piccioni viaggiatori) venivano impiegate come mezzi di comunicazione veloci ed efficienti. A tale scopo i piccioni furono adoperati anche durante i due conflitti mondiali, nel secolo scorso.

Se guardiamo al passato, alla civiltà contadina di un tempo, ci rendiamo conto che questo animale rappresentava anche una fonte di ricchezza, esprimendo la condizione economica e sociale dei proprietari terrieri rispetto alle altre classi sociali.

I piccioni erano custoditi e allevati in apposite costruzioni, appunto le torri colombaie, realizzate in moda tale da potervi ospitare anche fino a mille coppie di volatili. Esistono antiche testimonianze della presenza di torri colombaie, come il trattato di falconeria dell’imperatore Federico II, in cui appunto compare l’immagine di una torre colombaia realizzata su una base circolare.

La carne di piccione era considerata di particolare pregio perché ricca di proteine. Per questo, in passato, la si faceva mangiare in particolare a chi aveva bisogno di rinforzarsi fisicamente: bambini, anziani, ammalati. I nobili e le classi sociali alte la chiamavano “carne reale” da servire e consumare soprattutto nelle ricorrenze importanti oppure durante le cerimonie ufficiali.

Ogni torre colombaia è stata costruita pensando anche alla raccolta degli escrementi dei piccioni, che venivano utilizzati come fertilizzante naturale dei campi in quanto contenenti una sostanza a base di azoto, impiegata anche per conciare le pelli.

Data la riproduzione veloce di questi uccelli, che può avvenire anche per sei volte all’anno, si può facilmente intuire quanto il loro allevamento fosse all’epoca un’importante fonte di reddito.

Con il progressivo abbandono delle aziende agricole  è venuto meno l’interesse produttivo ed economico legato all’allevamento dei piccioni. Inoltre nel tempo sono cambiate anche le abitudini alimentari, tanto che oggi la carne di piccione non è più considerata pregiata come un tempo.

Oggi i piccioni, vivendo in città, sono entrati a far parte della nostra quotidianità e non è più pensabile di cibarsi della loro carne come succedeva tempo fa.

Le torri colombaie oggi sono ridotte quasi tutte in rovina. Si tratta si simboli di un patrimonio architettonico che rischia di scomparire del tutto. Per fortuna, nella zona del Salento in cui ve ne sono ancora, in alcuni casi si sta provvedendo a restaurarle e rivalutarle come meritano.

La torre colombaia nel parco di Borgo San Nicola

La torre colombaia, presente nel parco, apparteneva al complesso della Masseria Madama, che era situato appena fuori l’abitato di Lecce. Non conosciamo precisamente l’epoca della sua costruzione ma il suo impianto planimetrico circolare e i connotati cinquecenteschi fanno pensare che essa sia stata edificata nei primi anni del ‘500.

La torre è stata realizzata interamente in pietra leccese, come poche altre torri colombaie presenti in prossimità degli abitati di Lecce e Maglie.

L’accesso originario ad essa è il varco posto in posizione sopraelevata, ricavato nell’interruzione della tessitura muraria, ciò serviva per evitare l’accesso all’interno della torre di animali come faine, donnole, topi, rettili o altri predatori che vi si avvicinavano per afferrare i volatili, e vi si accedeva solitamente tramite una scala in legno.

Una recente apertura, appena sotto quella originaria, consente invece attualmente di accedere alla torre. Questa è stata sicuramente aperta dagli uomini della masseria quando la torre aveva perso la sua funzione di colombaia, per poterla utilizzare più comodamente.

All’interno della torre vi sono 1760 piccole celle, di forma trapezoidale, le case dei colombi; queste nicchie, ricavate nello spessore della cortina muraria, sono ottenute dalla disposizione sfalzata dei conci che costituiscono la torre.​

Ogni nicchia ospitava di solito una coppia di colombi, pertanto, per avere un’idea di quanti volatili vi fossero all’interno della torre, si deve moltiplicare per due il numero delle celle.

Nel nostro caso quindi, la torre avrebbe potuto ospitare sino a 3520 colombi, anche se è difficile che tutte le celle fossero occupate contemporaneamente. All’interno, un sistema di sei rampe elicoidali consente il raggiungimento delle celle più alte.

Nel Salento, dove attualmente se ne contano circa 96, di varia tipologia, le torri colombaie rappresentano un’importante testimonianza della presenza dell’uomo sul territorio.