
Chevantón, l’ex bomber è ancora innamorato di Lecce
4 Ottobre 2022Arrivato per la prima volta in Salento 21 anni fa, l’uruguaiano sottolinea l’importanza del cuore nel mondo del calcio
Quando Ernesto Javier Chevantón è arrivato a Lecce la prima volta, ben 21 anni fa, probabilmente non immaginava che stesse nascendo la più lunga storia d’amore della sua vita. Quella tra l’uruguaiano e la città salentina è una bella vicenda di calcio, di gol, di partenze, sempre seguite da ritorni. Come dichiara in una recente intervista Chevantón, dà molta importanza ai sentimenti e non nasconde il suo affetto per Lecce e per i leccesi.
Che il suo sia un entusiasmo quasi da primo appuntamento è evidente. L’ex attaccante uruguaiano ha accolto con evidente gioia il suo nuovo ruolo come vice allenatore della Primavera 1, dopo l’esordio come collaboratore tecnico lo scorso anno. Una conferma attesa, che gli offre la possibilità di crescere e sperare in un futuro da allenatore di successo, chissà, forse sempre sulla panchina giallorossa.
Lecce in Serie A, una squadra che può dare soddisfazioni
Quest’anno il Lecce affronta la Serie A e lo fa a testa alta, come ha dimostrato nelle prime settimane di campionato. Senza lasciarsi intimorire dalle grandi e affrontando con coraggio tutte le partite in calendario. Per Chevantón la squadra ha un ampio margine di crescita e la rosa di giovani può senza dubbio migliorare sul campo.
Ciononostante non si crea false speranze, il campionato di Serie A è lungo e può riservare molte sorprese, e già ottenere la salvezza con un po’ di anticipo, rispetto alla fine del campionato, sarebbe una bella soddisfazione. Ricordiamo che quest’anno il Lecce è l’unico team pugliese in Serie A, con il Bari retrocesso in B, mancherà l’atteso derby che da sempre infiamma calciatori e tifosi. Sempre parlando di Serie A Chevantón immagina un finale di campionato con Napoli, Lazio e Roma in testa a contendersi lo scudetto.
La città di Lecce, nel Salento (Puglia)
Arrivi e partenze di un goleador
Javier Chevantón arriva a Lecce per la prima volta nel 2001, a 21 anni, direttamente dal Danubio. Nella squadra che militava nella massima divisione uruguaiana si era fatto notare per la capacità di segnare gol. Era anche stato capocannoniere in una stagione siglando ben 36 gol in 35 partite. Con queste premesse e 7 milioni di euro sbarca nel Salento, fortemente voluto da Pantaleo Corvino. E non stenta a entrare nel cuore dei tifosi, sin dalla prima partita contro il Parma.
I tifosi leccesi ricorderanno il suo primo gol, quando sbucò all’improvviso alle spalle del portiere del Parma, Frey, e segnò la rete d’esordio con un memorabile pallonetto. Quel gol rimasto nella storia del Lecce e nella sua storia personale, lo ricorda con commozione anche sul suo seguitissimo profilo Instagram.
La prima permanenza a Lecce dura per tre stagioni. Poi dal 2004 al 2006 è a Monaco, quindi per i quattro anni successivi gioca a Siviglia e nel 2010 torna in Italia con l’Atalanta. Ma il richiamo del Salento è molto forte ed eccolo di nuovo a Lecce per il campionato 2010-2011. Nel luglio di quell’anno firma con il Colòn, squadra argentina, ma in seguito a un infortunio, il club rescinde il contratto. Un po’ a sorpresa l’anno seguente torna a Lecce, per la terza volta come calciatore.
A fine carriera decide di studiare da allenatore e così eccolo nel suo eterno ritorno nel Salento, in veste di collaboratore tecnico nel 2021, e poi di vice allenatore degli Under 15 quest’anno.
Il calcio è pulito? Dipende dai calciatori
Nella lunga intervista Chevantón non manca di esprimere le sue personali opinioni sul calcio di oggi, del passato e sul ruolo del calciatore. Rivangando le vicende del Calcioscommesse, l’uruguaiano sottolinea l’importanza del comportamento personale di chi scende sul campo da gioco. A diffondere una cultura del calcio che sia sana e pulita, devono essere in primo luogo i giocatori. E molto probabilmente è questo l’insegnamento che desidera passare ai ragazzi della Primavera 1.
Da attaccante irruento e inarrestabile, Chevantón oggi si propone come una guida in grado di motivare i più giovani, con il proprio entusiasmo, apparentemente immutato nel corso degli anni. E non manca mai di sottolineare l’importanza del legame affettivo con la squadra e con la bellissima città, anche quando commenta la decisione di Mertens di non andare alla Juventus.
Insomma è chiaro che per Cheva le cose che contano nel calcio vanno al di là dei soldi, e sono molto vicino al cuore. Un affetto riconosciuto e ricambiato ampiamente dai tifosi del Lecce e da tutta la città che ormai è la sua seconda casa.