Puglia del Passato: “Mangiavamo pane e comizi”, il racconto di Giovanni Rinaldi

Puglia del Passato: “Mangiavamo pane e comizi”, il racconto di Giovanni Rinaldi

3 Luglio 2020 0 Di Cristiana Lenoci

C’è una Puglia lontana, forse arcaica agli occhi dei più giovani, che svela dettagli di vita e di storia che è doveroso conoscere e valorizzare, poichè rappresentano i semi dai quali la nostra terra è sbocciata, diventando quella che è oggi. Lo sa bene Giovanni Rinaldi, autore ed intellettuale pugliese, originario di Cerignola (Fg) e residente a Foggia, che nel corso degli anni ha ascoltato e scritto storie che oggi sono preziose testimonianze di un passato in cui uomini e donne di Puglia vivevano le loro esistenze fatte di poco, ma piene di tutto.

Tra i racconti (tutti meritevoli, per la verità, di essere selezionati per la pubblicazione), e presenti sul sito www.infodem.it (Informazione e Democrazia) ne abbiamo scelto uno, che si intitola “Mangiavamo pane e comizi”,  il racconto di Antonietta Frisoli e Angiolina Gagliarda, braccianti. Ma altri ne pubblicheremo in seguito.

ANTONIETTA

La storia delle donne qui a Orsara di Puglia è stata magnifica negli anni passati. Ora non ne vogliono più sapere, né i giovani né le donne né gli uomini. Eravamo noi quelle più attive, a piedi casa per casa, organizzando le riunioni di cellula. C’era una grande attività. Ora dormono tutti, pensano solo ai fatti propri.

Noi siamo state le prime. Si discuteva di tutto, di come andava il partito e del nostro avvenire che sarebbe stato sicuramente migliore. Tutto è cambiato rispetto a prima, la nostra vita non è più la stessa, oggi rispetto a ieri. Io sono bracciante e, un tempo, quando si andava sotto padrone gli eravamo sottoposte. Ora non è più così, ma si sta tornando indietro, nel rapporto con i padroni.

Un tempo partivamo per la campagna alle tre di notte, anche quando si andava a coltivare sui nostri piccoli terreni. Si lavorava per dieci dodici tredici ore… sedici ore! non capivamo niente. L’orario di lavoro dipendeva da chi comandava, dal padrone della terra. Per arrivare sui terreni de La Torre, si partiva all’una della notte dal paese, soprattutto al tempo della mietitura, quando la facevamo a mano con le falci. Partivamo all’una e tornavamo in paese alle otto, alle nove, anche alle dieci. Ti buttavi sul letto, ma dopo appena un’ora o due più tardi dovevi rialzarti. Venivano a bussare per chiamarti e ripartire. Mamma in quegli anni portava il lutto e lavava i suoi panni con la terra, non col sapone, con la terra. Noi ragazze ci levavamo la mutandina e ce la lavavamo così, quando il tempo era bello, altrimenti te la tenevi sporca, non avendone altre. Ora le donne vanno alla Puglia, giù nel Tavoliere, fanno l’orario stabilito, sette otto ore, poi rientrano. Devono comunque svegliarsi molto presto al mattino, ma alle tre del pomeriggio sono a casa. Quando si andava più lontano, nelle masserie, non si rientrava in paese e si dormiva lì, arrangiati dentro soffitte malmesse o sotto baracche rivestite di teloni tesi tra pali di legno. Quella era la nostra sistemazione, la nostra coperta.

Abbiamo attraversato tempi tristi, poi lentamente si è cominciato a migliorare. Si vorrebbe stare sempre meglio, ma i fatti sembrano dirti che è impossibile.

Era triste, anche perché tu, dopo essere andata a lavorare, tornavi e avevi i servizi di casa da fare.

Noi compagne, inoltre, dovevamo pure metterci in cammino a far tessere per il partito, il partito comunista. Si girava per le case, si facevano riunioni, nelle cellule, in ogni quartiere. Per organizzare una riunione di cellula dovevi camminare a passo svelto per tutto il paese, casa per casa, e dovevi trascinarle con te, perché non tutte avevano le nostre stesse idee. Le donne che la pensavano come noi ci assicuravano: Va bene, c’è la riunione stasera, appena arriva l’ora vi raggiungo, ma per molte bisognava proprio andare a prenderle, una per una. Me’ dai, stasera c’è la riunione, dobbiamo riunirci, abbiamo un programma da svolgere, dobbiamo fare questo e quest’altro…

A quel tempo nessuno aveva diritti, ma la gente si riuniva di più, ci riunivamo e provavamo a risolvere qualcosa. Nei giorni di pioggia, lo stesso, ci bagnavamo, nemmeno la neve ci fermava, lungo strade dissestate o quasi inesistenti. Il fango ci arrivava alle ginocchia, tornavamo fradice e sporche a casa. Giorni davvero tristi e faticosi: per conquistare solo qualcosa di più e qualcosa di meglio. Quante volte ci hanno urlato contro: Ma andate a rammendarvi le calze bucate che avete! Erano quelli contropartito che ci dicevano così, con disprezzo. Altri ci deridevano: Ma chi ve lo fa fare?! Cosa andate facendo? Chi ti diceva una cosa chi un’altra, sempre offensivi. Alcuni non ci lasciavano nemmeno parlare: Voi ve ne dovete andare da qui, sparire! voltavano lo sguardo. E tu con una gran faccia tosta, entravi, insistevi e parlavi. Quelli più vecchi, più arretrati, poi, ti etichettavano direttamente come una malafemmina! Così le donne si sono emancipate per davvero.

Quando si tenevano dei comizi in paese, per la campagna elettorale, noi donne rientravamo dal lavoro nelle campagne con un bel pezzo di pane tra le mani, con qualcosa per accompagnarlo, altrimenti solo pane. Ci si radunava qui a Porta San Pietro, era qui che si svolgevano sempre i comizi, e ci sedevamo a terra, stringendo il pane tra le mani: mangiavamo e ascoltavamo i comizi. Tanto che tra noi dicevamo Mangiamo sempre pane e comizi!

Abbiamo fatto anche ribellioni scioperi marce, in momenti davvero tristi.

ANGIOLINA

Nel 1967 ci fu uno sciopero un po’ lontano da qui, presso Giardinetto, verso Troia, per richiedere riforme agrarie e lavori per l’irrigazione dei campi, per non far mancare il lavoro, anche se poi è sempre mancato. Io avevo ancora diciotto anni, non capivo tante cose, non avevo esperienza. Sono sempre stata bracciante agricola con istinto e sudore, ho fatto tante giornate di lavoro, versato contributi, so come si lavora sotto i padroni. Non sono mai sazi!

E andammo in tante a questo sciopero, facemmo tanta strada a piedi. Per me ragazzina fu dura, non avevo mai fatto tanta strada a piedi: due ore o forse più, non ce la facevo più a camminare. Da quella volta in poi ho sempre partecipato, ogni volta che c’era uno sciopero. Mi è sempre piaciuto fare queste cose, però delle volte ti cadono le braccia quando vedi che non si riesce a ottenere nulla, che quello che desideri non lo raggiungi. Tutto quello che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto d’istinto e col sudore delle braccia. Facevo lo sciopero, facevo le manifestazioni, andavo a tirar fuori la gente dalle case o a scacciare i crumiri dalle aziende durante gli scioperi. La gente però a un certo punto non ha avuto più quella passione per lottare, perché mentre io lotto, tu mangi e bevi. Ma io continuo a lottare, sempre, pur dovendo, per trovar lavoro, andare a 50 o 60 chilometri da casa mia.

ANTONIETTA

C’ero anche io, allo sciopero di Giardinetto e portai anche mio figlio piccolino. Era il 24 aprile e si fece un grande sciopero con cortei che, dai paesi di Orsara di Puglia, Bovino, Troia e Castelluccio dei Sauri, raggiunsero il Villaggio Giardinetto per una grande manifestazione.

Portai con me mio figlio e gli dissi: Devi venire pure tu con mamma, così quando diventerai vecchio potrai raccontare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti ‘Io c’ero, quel giorno’. Se quei terreni andranno a finire nelle mani dei lavoratori, tu potrai dire ‘L’ho fatta pure io quella lotta, avevo dieci anni’.

Fu per questo che portai mio figlio.

 (*) Incontri del febbraio 1978 a Orsara di Puglia con Antonietta Frisoli, anni 45, bracciante; Angiolina Gagliarda di Ariano Irpino, anni 29, bracciante; con Paola Sobrero e Anna Del Priore)

 

Bio dell’autore: Giovanni Rinaldi

 

Nato a Cerignola (Fg) nel 1954, vive a Foggia. Ha studiato all’Istituto della Comunicazione e dello Spettacolo del DAMS di Bologna e dal 1973 al 1976 ha svolto un’attività di pratica e ricerca teatrale con il Gruppo di Drammaturgia 2 guidato da Giuliano Scabia.

Dal 1976 al 1979 ha ideato e curato, per conto dell’Amministrazione Provinciale di Foggia, con Paola Sobrero, l’Archivio della Cultura di Base presso la Biblioteca Provinciale di Foggia, nell’ambito del quale ha realizzato numerose ricerche di tipo antropologico utilizzando mezzi audiovisivi e fotografici. I risultati delle ricerche sono stati divulgati attraverso numerose pubblicazioni, tra le quali (con Paola Sobrero) La memoria che resta. Vita quotidiana, mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia, Aramirè, Lecce 2004 (I ed 1981).

Il suo Archivio Sonoro (contenente le registrazioni di storia orale ed etmusicologiche effettuate a fine anni ’70 nella Puglia settentrionale) è stato di recente digitalizzato e acquisito in copia (FONDO RINALDI) nell’ARCHIVIO SONORO DELLA PUGLIA presso la Biblioteca Nazionale di Bari e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Puglia.

Il Fondo Fotografico dell’archivio è stato oggetto di tesi universitaria (inventario e digitalizzazione dei 18.000 scatti fotografici): autore Fabio Tenore, presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università del Salento.

Dal 1980 ha cominciato a occuparsi specificamente di fotografia, immagine e comunicazione, realizzando copertine discografiche, fotografie di scena, fotografie per pubblicità, architettura, editoria. Numerose le esposizioni fotografiche personali e in collettiva.

Dal 1984 al 1998 gestisce Figure [Art-shop, Studio & Galleria], spazio polivalente articolato in tre settori: uno commerciale dedicato al design più avanzato; uno studio di fotografia e progettazione; una Galleria espositiva per le arti visive.

Dal 1999 al 2009 è titolare de Le Figure Studio: studio di consulenza e progettazione per la comunicazione visiva, la fotografia professionale e la produzione grafica editoriale.

Nel 2001, per conto dell’Amministrazione provinciale di Foggia, con E. Fatigato, ha progettato ILDOCK Centri Servizi e Documentazione Multimediali (Biblioteca Provinciale) di Foggia, al quale ha collaborato come consulente sino all’aprile 2002.

Nel 2002, con Enrico Messina, ha ideato il progetto teatrale e multimediale “BRACCIANTI, la memoria che resta”, prodotto dalla Compagnia Armamaxa in coll. con le Province di Bologna e Foggia.

Dal 2004 al 2007 ha collaborato con Umberto Sangiovanni, musicista e compositore, per la realizzazione delle sue opere La Controra e Calasole, edizioni RAI Trade.

Dal 2005 al 2008, per conto del Comune di Cerignola, ha ideato e diretto il progetto “Casa Di Vittorio”.

Dal 2006 al 2009 ha curato come direttore artistico la rassegna Leggere la fatica di leggere. Il Ministero per i Beni e le attività culturali l’ha selezionata e cofinanziata, per tutte le tre edizioni, all’interno della campagna nazionale “Ottobre piovono libri, i luoghi della lettura“.

Nel giugno 2007 ha curato come direttore artistico la rassegna letteraria e musicale Nel mezzo del cammin di nostra via… per il Comune di Foggia. Il Ministero per le Politiche Giovanili l’ha selezionata e cofinanziata all’interno della campagna nazionale “Giovani Libri“.

Nel 2008 ha ideato e diretto la rassegna “Cerignola Città delle parole. Per Nicola Zingarelli”. Laboratori di lettura, scrittura e comunicazione creativa; incontri con scrittori e poeti; mostre, eventi di spettacolo e web. Il progetto è stato promosso nell’ambito del Pic Leader Plus della Unione Europea – Gal Piana del Tavoliere – Comune di Cerignola.

E’ autore, con il regista Alessandro Piva, di un progetto di ricerca storica, “I treni della felicità”, sull’accoglienza all’infanzia nei primi anni del dopoguerra. Dal lavoro di ricerca sono scaturiti due diversi prodotti culturali, un libro e un film.

Nel settembre 2009 è uscito per la casa editrice EDIESSE il libro di Giovanni Rinaldi I treni della felicità. Storie di bambini in viaggio tra due Italie, con prefazione di Miriam Mafai. Il volume è stato tra i finalisti del Premio letterario Alessandro Tassoni di Modena. Nel 2011 cura la consulenza storica per il film documentario Pasta nera di Alessandro Piva, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Nel 2014 cura la regia del documentario Ritorno a Vico sui canti della Passione di Vico del Gargano (prod. Daunia Production – Carpino Folk Festival, 2014).

E’ curatore del volume (con cd audio) A Sud. Il racconto del lungo silenzio. Riccardo Cucciolla e Matteo Salvatore, edito da SquiLibri (Roma) nel 2014.

A cavallo tra il 2015 e il 2016 realizza un reportage fotografico sui detenuti dentro e fuori il carcere di Foggia e firma con Annalisa Graziano (per i testi) il volume e la mostra L’altra possibilità. Reportage sul mondo penitenziario (Fondazione Banca del Monte di Foggia – CSV Foggia, 2016).

L’autore pugliese Giovanni Rinaldi