
Aurora Avvantaggiato: “Le mie meta-sculture di un uomo sempre più alienato dalla vita reale”
7 Giugno 2020L’espressione artistica è uno strumento per veicolare un messaggio: poco importa se a capirlo saranno in pochi oppure raggiungerà una massa di individui consapevoli. Aurora Avvantaggiato, artista tarantina, ci racconta in questa intervista la sua particolare concezione dell’arte e le esperienze formative e professionali che l’hanno resa così completa e versatile.
R: Nella tua carriera di artista quale è stata fino ad ora l’esperienza che ricordi con maggiore piacere?
AA: Ho avuto modo di partecipare a numerosi Simposi di scultura su pietra e alcune residenze artistiche, e devo dire che sono state delle esperienze davvero formative e segnanti, perché mi hanno fatto crescere molto artisticamente e mi hanno messo in contatto con nuove persone e artisti. Tra le ultime svolte nel 2019 la più bella in assoluto è stata quella che ho svolto con Z. n. s Project secondo piano art residence a Palagiano in provincia di Taranto, una residenza organizzata da Margherita Capodiferro e suo marito, l’artista Cristiano Pallara. Ero in residenza con un mio collega e migliore amico, Raffaele Vitto, con il quale ho realizzato il mio progetto di residenza, e un altro artista che veniva dalla Toscana. Persino un paese piccolo e silenzioso come Palagiano può ispirare. Il clima che si era instaurato tra noi era davvero tranquillo e stimolante, e Cristiano è stato fondamentale nella residenza perché era sempre lì pronto a colazione, pranzo e cena, a darci una nuova perla di saggezza sulla vita e sul mondo del arte.
La residenza è stata oltremodo bella perché Margherita e Cristiano ci hanno ospitato da loro, e ci hanno fatto sentire più che a casa. È stato bello sapere che proprio vicino casa mia esiste una realtà dove l’arte contemporanea vive e si rifugia. Abbiamo stretto una bella amicizia e siamo ancora tutt’ oggi in contatto. Il 6 giugno si inaugura anche la mostra online al quale parteciperanno gli artisti di tutte le residenze dal titolo Breaking Glass, vi invito a seguirla sui social!
R: Hai svolto un tirocinio formativo all’estero: cosa hai imparato da questo periodo?
AA: Andando a Bruxelles, il centro del Europa, si può dire che ho potuto vedere un piccolo mondo dove le varie culture si concentrano, in tutta tranquillità. La gente fuori dall’Italia è tranquilla, positiva, non è arrabbiata, non vive male. Lo studio dell’ artista da cui sono stata, ovvero Hans Op de Beeck, è come una fabbrica dell’arte: sette persone più i tirocinanti lavorano per lui dalla mattina alle nove sino a tarda sera per realizzare le sue sculture, i suoi film e per accrescere la credibilità della sua immagine artistica. Lui ha il suo fotografo, il suo falegname, il suo regista, i suoi segretari che lo aiutano a concretizzare i suoi progetti e di conseguenza lui realizza i suoi sogni. Per Hans essere un artista è un lavoro. In Belgio, a Bruxelles, l’artista è anche un lavoratore. Mi chiedi allora cosa ho imparato all’estero, ti rispondo subito: ho imparato che la tua passione può essere il tuo lavoro, anche l’ arte, se ci credi veramente.
R: Sei appassionata di scultura e lavorazione su pietre dure: da dove nasce questa particolare propensione artistica?
AA: L’arte del “levare”, come diceva Michelangelo, è la più affascinante e per certi versi quasi magica tra le varie tecniche della scultura. L’ amore tra me e i marmi è nato la prima volta che ho provato a scolpire: dopo non ho più smesso. Mi veniva più facile scolpire che disegnare e più lavoravo il marmo e più riuscivo a vedere, ancor prima di iniziare a scolpire, la forma all’interno del blocco. Poi di pietre e marmi ce ne sono tanti, ed è proprio questa la bellezza dello scolpire: poterle provare tutte! Così ho cominciato a mandare candidature per i diversi simposi in Italia, e dopo la prima selezione in Sicilia e l’esperienza con il basalto, ho continuato per un periodo a scolpire in giro per l’Italia pietre diverse come il marmo rosso, il marmo bianco, il Botticino e tante altre. Penso che la lavorazione della pietra per uno scultore sia uno step importante, che ti insegna anche ad avere tanta pazienza. A volte il processo di lavorazione è più affascinante dell’ opera finita.
R: Puglia, terra fertile anche dal punto di vista artistico: le tue opere si ispirano spesso a questo territorio oppure prediligi altri temi/oggetti in particolare?
AA: Da sempre le mie sculture sono ispirate dalle forme del paesaggio naturale e urbano che mi circonda e che mi ha circondato, anche quando lavoro parti di corpo umano estraendole dal loro contesto per renderle veicolo di un messaggio, di un concetto. Da due anni a questa parte però ho focalizzato molto di più la mia attenzione sul paesaggio urbano, soprattutto della mia città natale, Taranto. Taranto è una città molto antica e conserva una storia ricca di bellezze. Da cinquant’anni a questa parte il complesso siderurgico ora Arcelormittal ha ridotto la città ad un cumulo di polvere rossa dalla quale la gente vuole solo fuggire. La città vecchia è quasi tutta abbandonata e in stato completo di decadenza e in essa ci abitano solo i poveri pescatori e chi lavora nel complesso siderurgico, che domina il paesaggio cittadino come un ecomostro.
La città diventa così lo specchio di una popolazione che da una parte è schiava del progresso e del mostro siderurgico che toglie le vite, dall’altra è “schiava” di quelle buone tradizioni di cui ha sempre vissuto, come la pesca e il turismo che oggi è quasi inesistente. Queste folli dinamiche umane intaccano la forma del paesaggio naturale e deformano quello di una cittadina con grandi potenzialità. Attraverso l’arte e la scultura cerco di rendere manifesta la follia del uomo e di come i suoi gesti scriteriati in tutti questi secoli abbiano solo modificato negativamente il paesaggio. Costruire palazzi per poi non utilizzarli, costruire abusivamente hotel a 5 stelle in riserve naturali, abbandonare strutture finite senza motivo per farle diventare rifugi per animali selvaggi e malintenzionati piuttosto che altro è spreco. Io dico che è il momento di dire stop allo spreco.
R: L’Italia è sicuramente un popolo di scrittori. E gli artisti secondo te, come se la passano nel nostro Paese?
AA: Io penso che ce la passiamo male. L’arte contemporanea in Italia della mia generazione e quelle prima della mia probabilmente, non è positivamente valutata, e non le viene data la giusta considerazione. In Italia l’arte di oggi sembra essere considerata inutile, e persino uno scherzo rispetto ai grandi maestri del passato. Un po’ antica la mentalità degli italiani non è vero? E già… Però i giovani talentuosi vanno supportati, seguiti, incitati. Fare l’ artista non è un lavoro, è una vocazione. Fare arte è una missione sociale, l’artista aiuta ad accedere alla Consapevolezza delle cose, svela l’indicibile, porta alla luce. L’ arte è preziosa per il nostro animo, non abbiamo più bisogno di fare sculture al Papa. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e valorizzati.
R: Tra le tue opere ce n’è qualcuna che rispecchia particolarmente il tuo carattere o la tua personalità?
AA: Si, l’opera intitolata n°15. Numero 15 è il civico del mio vecchio palazzo di Taranto e la scultura ne riproduce le fattezze esterne attraverso la copia di crackers in terracotta. La zona di Taranto in cui abito é antica e il mio palazzo del 1915 non è mai stato ristrutturato. Le fattezze del cracker rosso indicano sia la fragilità del palazzo che le polveri rosse del inquinamento provocato dai fumi della raffineria che giorno dopo giorno vi si depositano. L’ opera è anche dotata di una traccia audio che riproduce gli echi e i rumori degli abitanti del palazzo, anche il rumore dei panni sbattuti da mia madre che stende il bucato. Quest’opera rappresenta più che altro la mia sensibilità e credo la mia passione nel costruire cose, la mia curiosità per i piccoli dettagli, la mia forza nascosta.
R: Da dove trai ispirazione per realizzare le tue opere?
AA: Diciamo che dalla mia vita quotidiana traggo maggior parte degli spunti di riflessione. Quello che accade in città, in Italia e nel mondo. Poi amo osservare tutto ciò che mi circonda, il paesaggio, le città e le strutture abbandonate. Cerco poi sempre di approfondire i concetti che mi interessano leggendo dei libri, faccio poi dei collegamenti. Molto spesso fotografo e poi disegno ciò che mi ha colpito di più mentre cammino, vado a visitare posti abbandonati e cerco le piccole cose, gli indizi che fanno la differenza.
R: Come ti vedi tra dieci anni?
AA: Mi dispiace rispondere che non mi vedo. Vedo il presente, e giorno per giorno mi godo ciò che mi accade di bello. Sogno però di poter continuare la mia carriera artistica assieme alle persone che come me credono in loro stesse e nella forza dell’ arte.
Bio dell’artista
Aurora Avvantaggiato nasce a Taranto il 15/07/1994. Intraprende fin da subito un’educazione artistica presso il Liceo Artistico Lisippo di Taranto. Successivamente prosegue gli studi accademici in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, che conclude nel 2019 con il massimo dei voti. La spiccata abilità nella lavorazione dei marmi e delle pietre dure le permetterà di partecipare e vincere numerosi Simposi Internazionali di Scultura su pietra, tra i più importanti elenchiamo nel 2016 il Simposio internazionale di scultura su basalto lavico “Oro dell’Etna” (CT), il Simposio di scultura sul Marmo Bianco di Vezza D’Oglio (BS), il Simposio Internazionale di scultura su Marmo Rosso di Sassetta (LI); nel 2018 Il Simposio internazionale di Scultura Antonio Berti su Pietra Serena presso San Piero a Sieve (FI). Prende parte inoltre a mostre e residenze d’artista sul territorio nazionale come il Premio internazionale di scultura monumentale contemporanea “Scultura da vivere” della Fondazione Peano, Cuneo, nel 2018, nel 2019 il Festival d’arte contemporanea “Contempo”, Nothing else, Conversano (BA) ; IV edizione 2^ Piano Art Residences, ZNS Art Project, Palagiano (TA); Importante per la sua formazione artistica è stato il tirocinio formativo nella capitale belga di Bruxelles nel 2018 presso lo studio dell’artista visuale contemporaneo Hans Op de Beeck, vincitore del premio Pino Pascali nel 2018.
Di giovani artisti motivati come Aurora ne stiamo conoscendo tanti. A lei, a loro, alla loro vocazione artistica mi sento di dire “Grazie”, perché oggi di bellezza c’è davvero tanto bisogno.